Nessuno sconto per la ragazza dell’omicidio
Nessuno sconto per Giulia Taesi. Così come per il fidanzato Manuel Rossi, già condannato in appello a diciassette anni (nella foto la coppia al mare qualche giorno prima dell’omicidio). Per l’omicidio di Riadh Belkahla, tunisino di 39 anni, ucciso il 12 aprile del 2016, i giudici di secondo grado hanno condannato la ragazza a 16 anni. Prima che la corte si ritirasse in camera di consiglio la ragazza, solamente 24 anni, ha stretto a lungo i familiari che non le hanno fatto mancare la loro presenza in aula e hanno sperato fino all’ultimo in una riduzione della condanna. Dell’omicidio del 39enne, con cui la coppia aveva un debito di un migliaio di euro per un acquisto di cocaina, si è sempre autoaccusato il fidanzato. «Ho fatto tutto da solo» ha sempre sostenuto Rossi; una versione che non ha mai convinto l’accusa. In primo grado, il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, aveva chiesto la condanna a trent’anni per la ragazza, convinto che fosse stata lei a portare il coltello (infilato nella borsetta che venne anche mostrata durante il processo e rivoltata per dimostrare che l’arma ci stava perfettamente e che la fodera aveva un foro compatibile proprio con la punta) e a colpire con 81 coltellate la vittima, morta dissanguata in pochi istanti. Ma la ragazza ha sempre sostenuto di essere scesa dall’auto del 39enne prima dell’omicidio, quando la Mercedes di Belkahla si stava fermando nella campagna di Erbusco, e di essere fuggita nelle campagne dove successivamente l’aveva raggiunta il suo ragazzo. Ieri, chiedendo la conferma della condanna, l’accusa ha sostenuto che seduto davanti ci fosse Rossi, mentre Giulia era dietro. E quindi presente alla mattanza (l’auto era una coupé). (w.p.)