«X Giornate» Un finale «rock» con Gnocchi
Con lo «Sconcerto rock» di Gnocchi il gran finale del festival Le X Giornate «Prendo in giro le star»
Non c’è limite al talento di Gene Gnocchi. Attore, comico, conduttore televisivo, calciatore che ha sfiorato la serie A e dall’estro carioca (Gnoccao il suo soprannome), anche collaudato cantante: «Quelli che mi volevano bene — ha detto — dicevano che ero il Ray Charles bianco, quelli che mi volevano male dicevano che ero il Toto Cutugno nero». Ed è proprio nelle vesti di cantante che lo vedremo questa sera (ore 21.15) nella tensostruttura di piazza Vittoria, protagonista di Sconcerto Rock, l’ultimo appuntamento che conclude il festival Le X Giornate.
«Premetto che il rock è una delle mie passioni da circa cinquant’anni, ero leader del gruppo I Desmodromici. Quella che vedrete è la storia di un’attempata stella caduta del rock, The Legend — ci racconta — che per far fronte alla crisi economica, si ritrova ad improvvisare uno spettacolo. Solo che, quella che doveva essere una rivincita, un ritorno agli altari della celebrità, si dimostra un vero e proprio calvario. E così, tra un problema tecnico di luci che improvvisamente si spengono e un chitarrista che si lascia trascinare in un assolo troppo lungo, la nostra rockstar riesce a portare avanti il suo show, tra mille, difficoltà. È un occasione per prendere in giro il luoghi comuni del rock: l’ipertrofia dell’ego di questi frontman, il rapporto morboso con il pubblico…Lo spettacolo, avendo una struttura nodulare, mi consente di volta in volta di provare dei nuovi monologhi».
D’accordo, ma conoscendola, ci aspettiamo anche qualche sfottò. Nel suo ultimo repertorio abbiamo visto recentemente il ministro Toninelli, Gnocchettino Andreoli fratello matto del più noto psichiatra Vittorino…
«Vedremo, questo fa parte dell’estemporaneità. Nella realtà si susseguono temi intriganti, quindi c’è sempre qualcosa di nuovo da proporre. Paradossalmente non c’è bisogno nemmeno di scrivere un pezzo su quello che accade, basta proporla così com’è, la parte comica viene da sé. Per par condicio, facciamo le bucce sia ai governanti che a chi sta all’opposizione. La vera satira è inclusiva, c’è posto per tutti».
Ci sono ancora margini per la satira in Italia? Lei recentemente sui social e non solo è stato preso di mira per alcune sue battute.
«A diMartedì su La7, il programma di Giovanni Floris, ho un contratto biennale. La nuova edizione è partita la settimana scorsa con buoni risultati di ascolto. Il direttore Andrea Salerno mi ha dato carta bianca e io sono contento dello spazio che ho. Ho preso il posto di Crozza, un impegno non da poco. La satira è sempre una sfida, a qualcuno può dispiacere, ma in questi tempi incerti, c’è ancora voglia di ridere su società, politica e lavoro».
Istrionico e arguto, surreale e stramo (quando giocava a calcio era capace discendere in campo con i baffi finti) Gene Gnocchi ha al suo arco anche un’altra risorsa: è scrittore non banale con undici titoli alle spalle. «Sto scrivendo un romanzo — ci anticipa —. E vi posso dire che mi piace molto scriverlo. Uscita prevista per il prossimo anno».
Sul palcoscenico Gnocchi è accompagnato dalla chitarra di Diego Cassani.
Satira La satira è sempre una sfida, a qualcuno può dispiacere, ma in questi tempi incerti, c’è ancora voglia di ridere su tutto