Corriere della Sera (Brescia)

«Ci venivamo da ragazzi Mette i brividi tornarci» E il pensiero va a Solfrini

- Davide Zanelli

La routine si ripete ciclicamen­te, più o meno per un’ora. La gente attraversa camminando i parcheggi, dal numero 1 al numero 11. Famiglie, coppie, giovani e più anziani tifosi muniti di sciarpe o magliette biancazzur­re: è il pubblico meraviglio­samente eterogeneo che la Leonessa ha restituito alla città. Poi, una volta arrivate all’altezza dello sportello accrediti, le persone alzano la testa e quasi d’istinto sfoderano lo smartphone dalla tasca dei pantaloni per fotografar­e l’esterno del Palaleones­sa. Flavio, con una camminata distinta e degli occhiali da vista che gli danno un’aria di indiscutib­ile serietà, arriva con un gruppo di amici. Mostrano un sorriso autentico e vanno di corsa perché temono la coda. «Non vogliamo perderci nemmeno un minuto spiega -. Tornare qua fa effetto. Ci venivamo da ragazzi, spesso dopo lo stadio. Siamo abbonati, lo eravamo anche quando si giocava al PalaGeorge e al San Filippo, ma ritrovare il vecchio Eib è tutta un’altra cosa». Tazio, invece, arriva da solo. Si ferma sul marciapied­e e scatta un paio di foto col telefono. «Sono per i miei amici che non sono potuti venire, ora gliele mando - dice sorridendo -. Che effetto fa? Mette i brividi. Io venivo all’Eib a metà anni ’80. La scorsa stagione per via di alcuni problemi non l’ho mai seguita dal vivo, ma al San Filippo andavo spesso». Tra i tifosi in coda spicca qualcuno che indossa la riedizione della vecchia maglia d’inizio anni ’80, quella Cidneo Brescia. Ma ci sono anche delle t-shirt un po’ più azzurre delle altre: sono quelle dell’evento «Un gancio in mezzo al cielo», sulle quali campeggia il numero 13 dell’indimentic­ato Marco Solfrini. La sua canotta, assieme a quella di Ario Costa, è stata ritirata proprio ieri sera e ora campeggia nel nuovo Palaleones­sa. Di sicuro, anche al «Solfro» avrebbe fatto piacere rivedere il suo vecchio palazzetto.

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