Corriere della Sera (Brescia)

Terrorismo, vuole difendersi ma non può più tornare in Italia

Gafur Dibrani, 26 anni del Kosovo, prima arrestato e poi espulso

- Lilina Golia

Ieri la richiesta di celebrare il processo con rito abbreviato. L’ha presentata l’avvocato Marco Capra per conto di Gafur Dibrani, chiamato a rispondere di apologia del terrorismo di matrice islamica.

La decisione del giudice è attesa il 26 ottobre, quando prenderà anche il via il procedimen­to che quasi certamente non vedrà comparire in aula l’imputato, finito nella rete dei controlli antiterror­ismo tesa dalla Digos di Brescia il 3 novembre del 2016. Dibrani, oggi 26enne, originario del Kosovo, abitava da tempo a Fiesse e a lui gli investigat­ori erano arrivati tenendo d’occhio siti e social, attraverso i quali inneggiava al daesh. «Prendi la mia mano ed andiamo al jihad», scriveva sul suo profilo Facebook, tra video e like a sostegno del califfato. Un’attività di proselitis­mo e radicalizz­azione (nella quale, secondo gli inquirenti, aveva coinvolto anche il figlio di 3 anni) seguita dalla Digos fino all’arresto di Dibrani che in carcere rimase un paio di settimane, fino alla decisione del Riesame di rimetterlo in libertà.

Da qui una serie di colpi di scena e di ricorsi della Procura contro la scarcerazi­one in Cassazione, con decisioni avverse al Riesame. Nel frattempo, il 30 novembre, era arrivato il decreto di espulsione firmato dal Ministro dell’Interno che considerav­a Dibrani un soggetto pericoloso. Per lui, dunque, divieto di reingresso in Italia per 5 anni, elevabili fino a 10.

Durante il susseguirs­i delle fasi dell’iter giudiziari­o, il 24enne, che si è sempre dichiarato estraneo ad attività terroristi­che e di proselitis­mo («non volevo fare pubblicità all’Isis»), aveva però espresso al suo legale l’intenzione di tornare a Brescia per partecipar­e alle udienze e chiarire la sua posizione. Ma non gli era possibile farlo di sua iniziativa, dal momento che sarebbe stato arrestato anche per un altro reato, ossia, l’ingresso illegale nel nostro Paese. E così l’avvocato Capra aveva presentato al Ministero a nome del suo assistito la richiesta di permesso speciale per rientrare in Italia e consegnars­i alle autorità. Richiesta rimasta lettera morta, così, come, al momento non si è concretizz­ata la richiesta di estradizio­ne inoltrata alle autorità kosovare dalla Procura di Brescia, nel momento in cui la Cassazione ha stabilito che il 24enne doveva restare in carcere.

Ma Dibrani risultereb­be latitante. L’iter giudiziari­o si è così ulteriorme­nte intricato e, considerat­e le lungaggini burocratic­he, pare impossibil­e che a fine ottobre l’imputato possa essere in aula per difendersi.

 ??  ?? Imputato Gafur Dibran nel novembre del 2016 viene accompagna­to in questura dagli uomini della Digos dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare. Ora il giovane si trova in Kosovo dopo l’espulsione
Imputato Gafur Dibran nel novembre del 2016 viene accompagna­to in questura dagli uomini della Digos dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare. Ora il giovane si trova in Kosovo dopo l’espulsione

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