Legionella in due torri aziendali
Contagio escluso su un neonato morto. Altri due decessi sospetti
Ats conferma la presenza di legionella nelle torri di raffreddamento delle Acciaierie di Calvisano e della Gkn di Carpenedolo. In corso analisi su altre due aziende mentre il numero dei casi di polmonite sale a 520. Sette i decessi, ma non è questo batterio ad aver tolto la vita ad un piccolo neonato di Ghedi.
La microbiologia ha bisogno di tempo. E il risultato definitivo dei test, arrivato dieci giorni dopo i campionamenti, ha confermato la presenza di legionella in due delle tre aziende coinvolte dalle ordinanze di sanificazione. L’esame è negativo per il prelievo d’acqua fatto dalla torre di raffreddamento della Cartiera del Chiese (Montichiari), si conferma invece la positività degli otto campioni raccolti nelle ditte di Calvisano e Carpenedolo e «messi a coltura» dagli esperti del Laboratorio di Sanità pubblica (Ats Brescia) . In questi due casi, la positività alla legionella – emersa alla prima lettura – è ora confermata: c’erano batteri di legionella sia nelle torri di raffreddamento delle Acciaierie di Calvisano sia in quelle della Gkn (Carpenedolo).
Con un’ordinanza di sanificazione in mano, entrambe le aziende hanno proceduto alla sanificazione degli impianti ancora la settimana scorsa, perciò qualsiasi ipotesi di contaminazione dell’aria sarebbe stata interrotta. Gli esami positivi del laboratorio sembrano quindi confermare l’ipotesi che le torri di raffreddamento abbiano giocato un ruolo importante nel diffondere la legionella, anche se in realtà non è ancora possibile dire che ci sia stato un rapporto di causa-effetto (diretto) tra le aziende e le 520 polmoniti riscontrate nel Bresciano. Chi ha giocato un ruolo più rilevante: le torri di raffreddamento – come accaduto altrove in Europa, negli anni passati – o le tubature domestiche? Le fonti di contaminazione potrebbero anche essere altrove, per esempio tra i rubinetti e i soffioni della doccia: non a caso, dalla prima lettura dei test colturali fatti sui 107 campioni prelevati nelle case dei pazienti (affetti da polmonite), undici campioni segnalavano la presenza di legionella. Ecco perché l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha assicurato che si continua «a investigare sulle altre possibili cause». Ci sono le torri certo – l’Ats ha disposto le indagini anche ad altre due aziende – ma si tengono aperte pure altre piste.
«Come ribadito anche dal direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità – ha ricordato Gallera – quello bresciano è senza dubbio un caso anomalo mai registrato prima: non si era mai verificato un numero così alto di polmoniti su un territorio così ampio. Continueremo quindi a investigare sulle altre possibili cause». Lunedì scorso, di fronte alla prima lettura di campioni positivi alla legionella, l’Ats di Brescia ha ritenuto di dover agire in base ad un «principio di precauzione», con lo scopo «di tutelare la salute dei cittadini» ha ricordato Gallera: il principio è ora supportato dalla conferma sulla positività alla legionella che è arrivata dai laboratori.
Che i contagi siano cessati è ancora da stabilire. Nel Bresciano infatti non si fermano gli accessi al Pronto soccorso con diagnosi di polmonite: ieri ne hanno registrati 26, di cui 20 poi ricoverati. A fronte di oltre 500 pazienti colpiti da infiammazione dei polmoni, al momento le persone decedute salgono a sette. Due uomini sono morti la settimana scorsa – un 57enne di Remedello e un 91enne dello stesso paese – e per entrambi è stata disposta l’autopsia. Ora, si aggiungono altri due decessi sempre per polmonite: per chiarire le cause, la Procura potrebbe disporre anche in questo caso l’esame autoptico. Di ieri invece la conferma che la morte di un neonato di Ghedi – deceduto poco dopo essere venuto alla luce – non è collegabile «ad una polmonite o ad un caso di legionella». Va detto che i pazienti risultati positivi alla legionella sono 45, meno di un decimo del totale. Ma trarre conseguenze da questa percentuale rischia di essere fuorviante. Perché? Rispondendo bene alla terapia antibiotica, molti dei pazienti affetti da polmonite stanno migliorando. E non si fanno altri approfondimenti. Se però il test di primo livello per cercare la legionella risulta negativo – l’antigene urinario – questo non significa che si possa escludere che queste persone avessero contratto la polmonite da legionella. Per ricercare questo batterio con sicurezza, bisognerebbe sottoporre il paziente a broncoscopia o altri esami invasivi. E in molti casi non si fa, visto che il paziente guarisce.