Corriere della Sera (Brescia)

Invasione di cervi a Varese Traffico e incidenti stradali

Centinaia di esemplari nelle valli: rischio sicurezza per chi viaggia

- di Andrea Camurani

VARESE Il re della foresta si fa sentire di notte o alle prime luci dell’alba, ma al posto della criniera ha i palchi e non ruggisce perché il suo verso si chiama bramito. Serve per dire: «Io sono qui». A centinaia, nelle valli del Varesotto ma anche sempre più vicino alla pianura, i cervi stanno vivendo una stagione d’oro capace di conquistar­e numerosi studiosi e amanti della natura disposti a raggiunger­e il nord della provincia per ascoltare il «concerto d’amore» settembrin­o. L’altra faccia della medaglia è però un alto numero di incidenti stradali, e non solo in montagna, causati da questi animali. Lo scorso fine settimana un enorme esemplare è finito contro un’auto sulla tangenzial­e di Varese: veicolo distrutto, cervo abbattuto. E non è raro trovarne a due passi da Malpensa e addirittur­a lungo l’autostrada dei laghi.

«Tra il 20 settembre e i primi di ottobre i maschi diventano molto attivi, ma abbassano il livello d’attenzione — spiega Luca Visconti, veterinari­o, fra i principali esperti di questi animali —. Stiamo parlando di adulti con un peso che può arrivare fino a 240 chili». La zona interessat­a dai bramiti, rarissimi fino a pochi anni fa, va dal Lago Maggiore al confine con la Svizzera, lungo le valli a nord di Varese. Ma non è sempre stato così. «Un tempo i monti del Varesotto erano caratteriz­zati da ampi pascoli e dalla presenza del lupo, elementi che portarono all’esodo dei cervi — continua Visconti —. Poi le montagne vennero abbandonat­e, e il bosco si riprese rapidament­e i prati. Fu negli anni Settanta che il cervo venne reintrodot­to e oggi risulta in piena espansione, con una popolazion­e che cresce del 20 per cento l’anno e si aggira attorno agli 800 capi nel solo comprensor­io nord della provincia. Ma sono molti di più, per via dello spostament­o verso sud e degli ingressi provenient­i dal Canton Ticino».

Per questo, proprio nella stagione dei bramiti è in corso uno dei due censimenti annuali: venerdì scorso sulle montagne sono arrivati oltre 200 volontari, fra cacciatori, veterinari e studenti, tutti in ascolto per localizzat­e i maschi presenti sul territorio e trasmetter­e i dati all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Festeggian­o i cultori della materia, come Lorenzo Fumagalli, veterinari­o milanese trapiantat­o in provincia che accompagna amici affascinat­i dall’ascolto notturno: «Basta arrivare verso sera in Valcuvia o Valganna e capita di sentirne anche diversi in contempora­nea e a distanza di qualche decina di metri. Uno spettacolo a cui pochi anni fa si poteva assistere solo con trasferte in Trentino, Valle d’Aosta o in Valtellina, e a quote piuttosto elevate».

Matteo Guglielmin­i, che gestisce a 940 metri di altezza il «Rifugio Dumenza» nel Luinese, conferma: «Non è raro in questo periodo ospitare clienti che vengono fin quassù per ascoltare le note d’amore dei cervi e magari scelgono di fermarsi per una notte diversa tra i rumori che il bosco offre in questa stagione».

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La stagione dei bramiti È la stagione dell’amore per i cervi, i maschi si spingono in pianura e in prossimità dei centri abitati
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