AL LAVORO IN BICICLETTA
Le vie della virtù civica sono infinite e Brescia ha scelto di percorrerne una in bicicletta. All’interno della Settimana europea della mobilità è nata l’iniziativa Vieni al lavoro senza automobile. Tutti i dipendenti pubblici e quelli di alcune aziende private, che si recheranno al lavoro in bicicletta, potranno partecipare all’estrazione di premi. L’idea è buona, perché il 40% degli spostamenti in auto è inferiore ai tre chilometri. Sennonché questa bella notizia si scontra con due altre brutte notizie. La prima è che, dopo ben dieci anni di flessione, gli incidenti stradali sono tornati a crescere. La seconda riguarda invece il rinvio a giudizio di otto dipendenti della Motorizzazione per le false revisioni ai camion. La domanda legittima che ogni cittadino, pur animato dal proposito di contribuire al miglioramento dell’aria, non può non porsi è: cosa rischio davvero? Perché i buoni propositi sono sacrosanti, ma occorre che esistano le condizioni per poterli attuare. Purtroppo, diversamente da quanto accade in paesi come l’Olanda e la Danimarca, dove i ciclisti possono contare su piste ciclabili protette dal traffico e non invase dalle auto, da noi muoversi in città con la bici continua a presentare un notevole tasso di rischio. Le variabili con cui si trova a fare i conti chi decida di pedalare sono le condizioni delle infrastrutture, lo stato dei veicoli in circolazione e il fattore umano. Siamo sicuri, per limitarci al primo aspetto, che le nostre strade e le nostre piste tutelino davvero chi, con un gesto di responsabilità, opti per le due ruote? Come andiamo con la manutenzione? Sono sufficienti gli interventi per la messa in sicurezza dei percorsi ciclopedonali e degli attraversamenti? Non è un caso che la crisi degli incidenti abbia mosso delle lodevoli iniziative anche a Brescia, con il coinvolgimento dell’università, ma, come ci viene spiegato, si prevedono tempi medio– lunghi. Quanto allo stato dei veicoli, che la Motorizzazione abbia operato controlli tanto disinvolti proprio sui camion, i mezzi più temuti dalla popolazione, non contribuisce certo a farci dormire sonni tranquilli. Infine c’è il fattore umano. Distrazione e velocità i principali indiziati. Dietro c’è la famigerata logica del diritto a tutti i costi, la protervia di intendere la libertà come l’autorizzazione a fare sempre e comunque ciò che si vuole, senza tenere conto di ciò che nel frattempo stanno facendo gli altri. Il rischio di mettere il carro virtuistico davanti ai buoi del reale stato delle cose nelle vicende italiche è sempre presente.