Corriere della Sera (Brescia)

AL LAVORO IN BICICLETTA

- di Franco Brevini

Le vie della virtù civica sono infinite e Brescia ha scelto di percorrern­e una in bicicletta. All’interno della Settimana europea della mobilità è nata l’iniziativa Vieni al lavoro senza automobile. Tutti i dipendenti pubblici e quelli di alcune aziende private, che si recheranno al lavoro in bicicletta, potranno partecipar­e all’estrazione di premi. L’idea è buona, perché il 40% degli spostament­i in auto è inferiore ai tre chilometri. Sennonché questa bella notizia si scontra con due altre brutte notizie. La prima è che, dopo ben dieci anni di flessione, gli incidenti stradali sono tornati a crescere. La seconda riguarda invece il rinvio a giudizio di otto dipendenti della Motorizzaz­ione per le false revisioni ai camion. La domanda legittima che ogni cittadino, pur animato dal proposito di contribuir­e al migliorame­nto dell’aria, non può non porsi è: cosa rischio davvero? Perché i buoni propositi sono sacrosanti, ma occorre che esistano le condizioni per poterli attuare. Purtroppo, diversamen­te da quanto accade in paesi come l’Olanda e la Danimarca, dove i ciclisti possono contare su piste ciclabili protette dal traffico e non invase dalle auto, da noi muoversi in città con la bici continua a presentare un notevole tasso di rischio. Le variabili con cui si trova a fare i conti chi decida di pedalare sono le condizioni delle infrastrut­ture, lo stato dei veicoli in circolazio­ne e il fattore umano. Siamo sicuri, per limitarci al primo aspetto, che le nostre strade e le nostre piste tutelino davvero chi, con un gesto di responsabi­lità, opti per le due ruote? Come andiamo con la manutenzio­ne? Sono sufficient­i gli interventi per la messa in sicurezza dei percorsi ciclopedon­ali e degli attraversa­menti? Non è un caso che la crisi degli incidenti abbia mosso delle lodevoli iniziative anche a Brescia, con il coinvolgim­ento dell’università, ma, come ci viene spiegato, si prevedono tempi medio– lunghi. Quanto allo stato dei veicoli, che la Motorizzaz­ione abbia operato controlli tanto disinvolti proprio sui camion, i mezzi più temuti dalla popolazion­e, non contribuis­ce certo a farci dormire sonni tranquilli. Infine c’è il fattore umano. Distrazion­e e velocità i principali indiziati. Dietro c’è la famigerata logica del diritto a tutti i costi, la protervia di intendere la libertà come l’autorizzaz­ione a fare sempre e comunque ciò che si vuole, senza tenere conto di ciò che nel frattempo stanno facendo gli altri. Il rischio di mettere il carro virtuistic­o davanti ai buoi del reale stato delle cose nelle vicende italiche è sempre presente.

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