Forcella, nei luoghi dell’anima le tracce di ferite esistenziali
Lacerti di vita, memorie intime, istanti trattenuti e una forma iconica reiterata ossessivamente. Il cuore. Daniela Forcella l’ha intrappolato in teche di plexiglass, appoggiato su scrigni riempiti di ricordi, impilato sulle molle dei materassi. Ne ha inciso l’ombra sulla superficie del legno, come fosse un segno metafisico di fratture interiori ma anche solchi lasciati dal tempo e una strada da seguire.
Da Colossi Arte l’artista porta le sue geografie dell’anima: mappe esistenziali intrise di luce scavate nella materia e percorse da viaggiatori immaginari vestiti di rosso, che assurgono a metafora dell’uomo alla ricerca della verità. Luoghi dell’anima (il titolo dell’esposizione, allestita fino al 12 ottobre) in cui l’artista, come una sacerdotessa, cerca di trovare una destinazione e una fine al viaggio perpetuo del cosmo. In mostra l’evoluzione stilistica di Forcella, dalle prime miniature e dagli scrigni dei ricordi fino agli ultimi lavori e alle
Cartografie in cui l’ispirazione pop, da sempre uno dei leit motiv dell’artista, viene attutita dal distacco emotivo del linguaggio concettuale. Sono tracce, solchi, stratigrafie luminose e impronte plastiche incise sulla superficie monocromatica — bianca o nera — del legno come emblema delle ferite lasciate dall’esperienz a e di ricordi personali e universali. Quello dell’artista è un lavoro per sottrazione e scavo che segue profili concavi o convessi e si alimenta con la luce: se illuminate, le mappe interiori di Forcella rivelano al viaggiatore un frammento del percorso.