Corriere della Sera (Brescia)

Curino e l’eroe che salvò le opere dai nazisti

Nella serata per Mina Mezzadri Curino racconta dell’ultimo eroe dell’arte, Pasquale Rotondi

- Di Costanzo Gatta a pagina

Ritratti

Devo misurarmi con qualcosa di complesso. Ci sono intrecci fra la vita pubblica e il privato. Disegno ogni figura in maniera diversa

«Ecosì i fascisti fecero il saluto romano al maiale che era nel portabagag­li dell’ automobile, sotto una coperta» racconta l’attrice Laura Curino. E subito dopo scoppia in una squillante risata che suona come una cascata di note. Erano i giorni dopo l’8 settembre del ‘43. La pattuglia, incontrand­o il soprintend­ente alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche, professor Pasquale Rotondi, solito maneggiare tele e cornici, pensò che stesse spostando una scultura del museo e rese a suo modo l’omaggio fascista all’arte.

In effetti Rotondi spostava opere d’arte dei nostri musei ma solo per metterle in salvo dalle bombe e per impedire che finissero in Germania come bottino di guerra. Senza Rotondi tanti capolavori delle Marche, della Lombardia e del Veneto, si sarebbero perduti. Addio per sempre a tele del Mantegna, Correggio, Caravaggio, Tiepolo,Tintoretto, Lotto. «E se dovessi perdere tutto — diceva convinto — darei la vita per non far uscire dall’Italia la tempesta del Giorgione, il quadro più misterioso. E poi Tiziano, e Piero della Francesca».

Così come Oskar Schindler ha salvato 1200 ebrei Pasquale Rotondi ha sottratto dalle mani dei rapaci tedeschi diecimila preziosiss­ime opere. Ci fosse stato un Rotondi anche a Firenze e in altri luoghi i musei non sarebbero stati depredati. Oggi questa figura viene ricordata dal teatro. Laura Curino ne ha ricavato un monologo. Titolo La Lista, a ricordo della lista dell’imprendito­re in affari con i nazisti. La pièce viene a Brescia (omaggio a Mina Mezzadri, in Cattolica, sabato 6 ore 20.45) dopo un’ anticipazi­one al Bonci di Cesena in occasione della festa di Radio 3. Il debutto ufficiale sarà a gennaio 2019 a Siena.

Un lavoro faticoso per la Curino: «Devo misurarmi con qualcosa di complesso. Sono diversi personaggi. Ci sono intrecci fra la vita pubblica dell’uomo ed il privato. C’è l’importante figura della moglie con le due bambine. La loro innocente fragilità ci fa meglio comprender­e la dimensione del pericolo. Mi sono impegnata a disegnare ogni figura in maniera diversa. Troppo facile giocare sulla voce. Meglio riferirsi alle diverse posture».

La Curino è un fiume in piena. Chiaro che s’è appassiona­ta alla vicenda e stravede per il personaggi­o: un eroe riservato, modesto che ha vissuto avventure rocamboles­che. «Cinque anni, tre mesi, otto giorni» precisa l’ attrice. Condividon­o Beatrice Marzorati e Federico Negro, compagni d’avventura per le ricerche storiche, dopo aver studiato il libro del 1999 di Salvatore Giannella. Pure il giornalist­a, con lo storico pesarese Pier Damiano Mandelli, ha raccontato le imprese di Pasquale Rotondi. Ma il teatro è altra storia.

«Data l’amicizia con Gabriele Vacis ne ho approfitta­to per avere il suo parere e qualche riscontro» aggiunge la Curino prima di confidare il so insolito modo di lavorare. Lei in genere scrive in piedi, al leggio, ma prima ancora parla al registrato­re: «Descrivo il succedersi delle scene come le ho immaginate. Dopo il racconto viene la stesura. Infine la parte da studiare e poi, in scena».

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