La Regione boccia richiami vivi e caccia in deroga
Riconoscendo le pregiudiziali di incostituzionalità, il Consiglio regionale della Lombardia ha affossato sia la caccia in deroga (per fringuelli e peppole) sia l’uso dei «richiami vivi»: rischiava di palesarsi lo spettro di una multa da centinaia di migliaia di euro. Se sono soddisfatte le associazioni animaliste, l’assessore Fabio Rolfi controbatte: «Sorprende come a dichiararsi contrari alla caccia oggi siano le stesse forze politiche che poi chiedono di intervenire per contenere nutrie e cinghiali».
Non ha tecnicamente bocciato le due proposte di legge, ma è come se l’avesse fatto. Riconoscendo le pregiudiziali di incostituzionalità, il Consiglio regionale della Lombardia ha affossato sia la caccia in deroga (per fringuelli e peppole) sia l’uso dei «richiami vivi».
Sullo sfondo rischiava di palesarsi lo spettro di una multa da centinaia di migliaia di euro, tanto che ogni consigliere regionale aveva ricevuto il giorno prima una diffida da Wwf e altre associazioni animaliste. E un monito pure dal ministero dell’Ambiente guidato da Sergio Costa, vicino al Movimento 5 stelle. Ecco perché ieri le proposte sulla caccia sono entrambe naufragate. Esultano Cabs, Lav, Lipu, Lac (Lega anti caccia), Enpa, ma anche Legambiente, Partito democratico e Movimento 5 stelle. Contrariato invece Fabio Rolfi, l’assessore regionale all’Agricoltura che attacca le opposizioni: «Sorprende come a dichiararsi contrari alla caccia oggi siano le stesse forze politiche che poi chiedono di intervenire per contenere nutrie e cinghiali. La Regione Lombardia – ha aggiunto Rolfi – è favorevole alla caccia e continueremo a dare più spazio, in modo intelligente e regolato, a questa attività».
Nel mirino della giunta Fontana finiscono i tecnici di Ispra, l’ente governativo per la Protezione e la ricerca ambientale che non avrebbe fornito con chiarezza i dati sul numero di animali. Dati in base ai quali sarebbe stato forse possibile calcolare in maniera precisa il numero di uccelli che era possibile uccidere «in deroga» ai limiti, senza cadere nell’illegittimità. Ma Ispra «si è rifiutata di dare i numeri e i dati di cui avevamo bisogno per scrivere l’atto» è la critica del governatore Attilio Fontana. Per il capogruppo democratico Massimo Pizzul il voto dimostra che «le forzature della Lega non portano a nulla. Il Consiglio ha detto no a provvedimenti illegittimi che avrebbero messo a rischio le tasche dei cittadini lombardi».
«Ha vinto in Lombardia la difesa dell’Ambiente, una delle nostre cinque stelle» hanno esultato i consiglieri pentastellati Massimo De Rosa e Simone Venri, contenti di aver «affossato due proposte di legge oscene e evitato ai lombardi multe europee per centinaia di migliaia di euro».
Secondo i calcoli del Wwf la caccia in deroga avrebbe riguardato circa «350.000 piccoli uccelli», mentre altri 20 mila animali (quasi la metà destinati al territorio di Brescia) sarebbero serviti per i richiami.
Promette battaglia Fabio Rolfi (Lega), che si impegna a «dare vita a un tavolo tecnico e politico con gruppi consiliari e associazioni venatorie per studiare il percorso più efficace per il 2019 — ha sottolineato l’assessore — Ora serve un’azione politica forte anche a livello parlamentare per ripristinare e valorizzare una tradizione radicata e utile alla gestione dell’ecosistema come quella venatoria».
Le violazioni Approvando le proposte c’era il rischio di multe per centinaia di migliaia di euro
Le «pressioni»
Ai consiglieri diffide dagli ambientalisti e monito dal ministero dell’Ambiente