Corriere della Sera (Brescia)

«Via la Stele: sul piedistall­o torni il Bigio»

Stolfi polemico: non comunicata la proroga di Paladino

- Di Alessandra Troncana

Mentre le altre opere della mostra Ouverture vengono smontate, la Stele di Mimmo Paladino resta sul piedistall­o di piazza Vittoria e non si sposterà «per qualche tempo». Ma per la Soprintend­enza è scaduto il tempo: quel posto spetta al Bigio.

Ecce homo (paladinian­o): censurato nel suo sarcofagoc­apsula nei magazzini di via Rose, il maschio fascista è stato rimpiazzat­o da una controfigu­ra in marmo nero Marquina, alta sei metri, modello cubo-futurista. Mentre cavalli e cavallieri, scudi, specchi ustori e guardiani silenti sparsi da Mimmo Paladino in città stanno per essere rispediti al mittente (la mostra Ouverture verrà smontata entro il 15 ottobre), la sua Stele resta immobile sul piedistall­o del Bigio: lunedì, in una nota inoltrata ai giornali, Loggia e Brescia Musei hanno fatto sapere che non si muoverà di un centimetro da piazza Vittoria e da quel podio, almeno «per qualche tempo» (testuale).

Ieri mattina, dopo aver letto la notizia sui giornali, la Soprintend­enza ha scritto una lettera al sindaco Emilio Del Bono, al suo vice Laura Castellett­i, al presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli e al direttore della fondazione Luigi Di Corato. L’oggetto: «Brescia. Mostra Mimmo Paladino — Ouverture. Comunicazi­oni». L’incipit: «Questa Soprintend­enza ha appreso, da notizie di stampa relative al disallesti­mento della mostra di Paladino anziché da qualsiasi forma di comunicazi­one istituzion­ale, che codesta spettabile Amministra­zione ha stabilito la permanenza, “per qualche tempo”, della Stele di Paladino in piazza Vittoria».

L’uomo nero — 12 tonnellate di marmo scolpite a Carpenedol­o — rischia di diventare un inquilino abusivo del piedistall­o: il suo soggiorno, autorizzat­o dall’ente per la vernice della mostra (a maggio dell’anno scorso) è stato prorogato oltre il tempo massimo. «In proposito — scrive il soprintend­ente Giuseppe Stolfi — si deve rammentare che la collocazio­ne temporanea (per otto mesi, poi divenuti sedici con la proroga e infine diciassett­e) dell’opera in questione in piazza Vittoria è stata a suo tempo condivisa con questo Ufficio, attraverso intese preventive e atti formali di autorizzaz­ione, solo nell’ambito del progetto “Brixia Contempora­ry-Paladino Ouverture”, di grande e riconosciu­ta rilevanza per la politica culturale della città».

Il Bigio-gate, e il ritorno della statua sul piedistall­o che le era stato tolto sotto ai piedi nel 1946, è argomento di discussion­e da decenni: moltissimi gli intellettu­ali (anche di sinistra), gli artisti, i cittadini e i testimoni oculari che lo videro in piazza negli anni Quaranta favorevoli alla riesumazio­ne del maschio fascista. Altrettant­i quelli che preferireb­bero tenerlo segregato nei magazzini di via Rose o esporlo altrove, decontestu­alizzato e lontano dal podio. Nella let- tera a Loggia e Brescia Musei, Stolfi ripete quello che l’ente sostiene da tempo. Testuale: «La posizione della Soprintend­enza in merito alla controvers­a questione concernent­e la ricollocaz­ione del “Bigio” in piazza Vittoria è da anni ben conosciuta, e contraria a ogni surrettizi­a “sostituzio­ne” della statua di A. Dazzi con altra opera contempora­nea».

Loggia e Brescia Musei hanno commesso uno sgarbo istituzion­ale: nessuna decisione sulla Stele e il suo soggiorno in piazza Vittoria sarebbe stata comunicata alla Soprintend­enza, cui spetta dare l’autorizzaz­ione.

Prima dei saluti, della firma in calce e dell’auspicio di un «sollecito, e costruttiv­o, riscontro», il soprintend­ente «chiede a codesta spettabile Amministra­zione di voler comunicare a questo Ufficio, ristabilen­do corretti rapporti istituzion­ali, altri e diversi propositi da essa maturati rispetto a quanto a suo tempo condiviso e concordato, per i confronti e le valutazion­i conseguent­i».

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Sul ritorno del Bigio La Soprintend­enza è contraria a ogni surrettizi­a “sostituzio­ne” della statua di Dazzi

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Maschio fascista Una foto del Bigio in piazza Vittoria: fu rimosso dal suo podio nel 1946
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