Il lavoro che cambia e la sua «dignità» Sindacati uniti e impresa a confronto
Due giorni di congresso con al centro il lavoro. Metodo e contenuto. Due elementi condivisi dal vicepresidente di Aib, Roberto Zini, che nel saluto ai delegati Fiom ha ricordato «l’importanza, non solo formale, di fermarsi e ragionare sulle cose» o di come il dibattito politico si stia esaurendo nei 140 caratteri di un twitter, o ancora in che modo si potessero «evitare gli errori del decreto dignità non lasciando da parte i corpi intermedi come il sindacato o le imprese». E poi c’è la «condivisa centralità del lavoro, della sua dignità che non può essere sostituita dal reddito di cittadinanza». E in un’arena importante rilancia una proposta: «Sul lavoro che cambia, confrontiamoci e discutiamone insieme».
Un’idea condivisa anche dal presidente di Api, Douglas Sivieri, il quale non ha timori nel guardare all’oggi e al domani: «C’è già un modo diverso di lavorare. Da anni le imprese investono e non ho visto scomparire milioni di posti di lavoro. Di certo ci sono stati errori di interpretazione della realtà e di visione da entrambe le parti, con il risultato che oggi siamo in ritardo e con un gap formativo estremamente penalizzante». A dirlo sono i numeri, che raccontano come «in Germania ci siano 916 mila studenti nel post diploma contro i 12 mila in Italia, così come gli universitari tedeschi hanno a disposizione il 41% di lauree specializzanti contro l’1% presente in Italia. Il risultato è che non siamo riusciti a creare una classe produttiva adeguata alle esigenze. Anche su questo il dialogo e il confronto tra tutto il sindacato unito e tutti gli imprenditori uniti, diventa urgente».
Un’unità ritrovata invece dai metalmeccanici e sottolineata dal segretario della Fim-Cisl Stefano Olivari che ha ricordato come «il contratto nazionale e più in generale la contrattazione è la sintesi di tutte le posizioni», e il tentativo della politica di «escludere il sindacato» dovrà avere come risposta «il rafforzamento dei sindacati europei».
E se alle spalle ci sono «profondi cambiamenti che hanno portato il sindacato ad avere un ruolo diverso» non è mancato il tentativo di portare al tavolo del confronto con gli imprenditori un nuovo ruolo delle Rsu «che devono essere coinvolte nelle scelte aziendali».
E se questo tema resta per ora ancora un tabù, in tema di immigrazione «l’integrazione è già nelle fabbriche». Proprio la fabbrica, perché «è li che si è fatta grande la Fiom — ha ricordato il segretario della Cgil, Silvia Spera — ed è nei tanti posti di lavoro che partendo dalle condizioni di chi appunto ci lavora, legge il mondo».
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Roberto Zini (Aib) La condivisa centralità del lavoro non può essere sostituita dal reddito di cittadinanza
Stefano Olivari (Cisl)
Il tentativo della politica di escludere il sindacato vedrà il rafforzamento dei sindacati europei