Corriere della Sera (Brescia)

Kozminski: vi spiego il fenomeno Piatek Al mio Brescia serve lo stadio moderno

Il polacco ex rondinella sul connaziona­le: bomber nato, ma che sorpresa

- Di Davide Zanelli

S’inginocchi­a, incrocia le braccia e con le mani mima dei colpi di pistola. Sembrava solo un’esultanza curiosa, nemmeno troppo fantasiosa, ma è diventata la copertina delle prime giornate di Serie A. Krzysztof Piatek (7 partite e 12 gol) è sulla bocca di tutti e i paragoni si sprecano. L’attaccante classe ’95 sta seguendo le orme di altri polacchi, che si sono affermati e continuano ad affermarsi in Italia. Come Glik, Zielinski e Milik in tempi recenti o, tornando indietro negli anni, «Zibì» Boniek. I tifosi di Brescia e Udinese ricorderan­no anche Marek Kozminski, terzino dagli occhi sottili e gambe esplosive. Da sei anni Kozminski, ora 47enne, è il vice presidente della federcalci­o polacca, braccio destro del presidente Boniek, e Piatek lo conosce molto bene.

Marek, si aspettava un Piatek a questi livelli in Serie A?

«No, non se lo aspettava nessuno. Sta facendo qualcosa di sorprenden­te per tutti, anche per i polacchi».

Lo aveva seguito nel suo percorso di crescita in Polonia?

«Sì, l’ho visto diverse volte dal vivo a Cracovia. È un ragazzo intelligen­te, con la testa a posto. Lo conosco bene perché ha giocato nella Serie A polacca per diverse stagioni: segnava, ma non come in questa stagione. Ha avuto un’esplosione incredibil­e. Nessuno avrebbe potuto prevederlo».

Come si spiega la sua esplosione al Genoa?

«Per prima cosa bisogna dire che non è stato scoperto dal nulla, non stiamo parlando di uno sconosciut­o. Lo scorso anno nell’Europeo Under 21 giocato in Polonia era la riserva di Stepinski e Kownacki, che in Italia conoscete molto bene. Il calcio è fatto di fasi, periodi e momenti: Krzysztof sta vivendo un momento fantastico in cui tutto va alla perfezione. Non andrà sempre così, ma lui dovrà essere pronto ad affrontare anche i periodi più complicati. È intelligen­te, dovrà rispondere altrettant­o bene quando le cose non gireranno bene».

Impossibil­e dire dove possa arrivare?

«Sì, almeno adesso non dovremmo sbilanciar­ci. Sta facendo grandissim­e cose, ma come ho detto fino a un anno fa era una riserva della nostra Under 21. Secondo me dovremmo valutarlo a fine stagione, dopo averlo visto per un’intera annata in Italia».

Piatek è solo l’ultimo di tanti polacchi arrivati in Italia, gli anni in cui lei arrivò a Udine sembrano un lontano ricordo. Questa crescita del vostro movimento è figlia delle scelte fatte a livello federale?

«I risultati di quanto stiamo facendo ora si vedranno tra qualche anno, ma sicurament­e il calcio polacco sta crescendo molto. Fare paragoni con la mia epoca sarebbe sbagliato perché al tempo i calciatori polacchi erano extracomun­itari».

A proposito dei suoi tempi, ha giocato in un Brescia indimentic­abile. Che ricordi ha?

«Fantastici. Brescia era una grande piazza e ho avuto la possibilit­à di giocare con giocatori incredibil­i, alcuni all’inizio della propria carriera, altri alla fine. Non capita a tutti di giocare con gente come Baggio, Guardiola, Pirlo e Toni: erano anni incredibil­i e ho un ottimo ricordo anche delle annate più difficili, come quella dei tre allenatori. C’era un grande presidente, una bella persona che sapeva molto di calcio. La città non lo ha supportato».

A cosa si riferisce? «Principalm­ente al nuovo stadio. Il Rigamonti è un impianto messo molto male: spero che si investa presto. In Polonia è stato fatto. Non servono impianti enormi, ma devono essere moderni».

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Super bomber Il polacco Piatek

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