Kozminski: vi spiego il fenomeno Piatek Al mio Brescia serve lo stadio moderno
Il polacco ex rondinella sul connazionale: bomber nato, ma che sorpresa
S’inginocchia, incrocia le braccia e con le mani mima dei colpi di pistola. Sembrava solo un’esultanza curiosa, nemmeno troppo fantasiosa, ma è diventata la copertina delle prime giornate di Serie A. Krzysztof Piatek (7 partite e 12 gol) è sulla bocca di tutti e i paragoni si sprecano. L’attaccante classe ’95 sta seguendo le orme di altri polacchi, che si sono affermati e continuano ad affermarsi in Italia. Come Glik, Zielinski e Milik in tempi recenti o, tornando indietro negli anni, «Zibì» Boniek. I tifosi di Brescia e Udinese ricorderanno anche Marek Kozminski, terzino dagli occhi sottili e gambe esplosive. Da sei anni Kozminski, ora 47enne, è il vice presidente della federcalcio polacca, braccio destro del presidente Boniek, e Piatek lo conosce molto bene.
Marek, si aspettava un Piatek a questi livelli in Serie A?
«No, non se lo aspettava nessuno. Sta facendo qualcosa di sorprendente per tutti, anche per i polacchi».
Lo aveva seguito nel suo percorso di crescita in Polonia?
«Sì, l’ho visto diverse volte dal vivo a Cracovia. È un ragazzo intelligente, con la testa a posto. Lo conosco bene perché ha giocato nella Serie A polacca per diverse stagioni: segnava, ma non come in questa stagione. Ha avuto un’esplosione incredibile. Nessuno avrebbe potuto prevederlo».
Come si spiega la sua esplosione al Genoa?
«Per prima cosa bisogna dire che non è stato scoperto dal nulla, non stiamo parlando di uno sconosciuto. Lo scorso anno nell’Europeo Under 21 giocato in Polonia era la riserva di Stepinski e Kownacki, che in Italia conoscete molto bene. Il calcio è fatto di fasi, periodi e momenti: Krzysztof sta vivendo un momento fantastico in cui tutto va alla perfezione. Non andrà sempre così, ma lui dovrà essere pronto ad affrontare anche i periodi più complicati. È intelligente, dovrà rispondere altrettanto bene quando le cose non gireranno bene».
Impossibile dire dove possa arrivare?
«Sì, almeno adesso non dovremmo sbilanciarci. Sta facendo grandissime cose, ma come ho detto fino a un anno fa era una riserva della nostra Under 21. Secondo me dovremmo valutarlo a fine stagione, dopo averlo visto per un’intera annata in Italia».
Piatek è solo l’ultimo di tanti polacchi arrivati in Italia, gli anni in cui lei arrivò a Udine sembrano un lontano ricordo. Questa crescita del vostro movimento è figlia delle scelte fatte a livello federale?
«I risultati di quanto stiamo facendo ora si vedranno tra qualche anno, ma sicuramente il calcio polacco sta crescendo molto. Fare paragoni con la mia epoca sarebbe sbagliato perché al tempo i calciatori polacchi erano extracomunitari».
A proposito dei suoi tempi, ha giocato in un Brescia indimenticabile. Che ricordi ha?
«Fantastici. Brescia era una grande piazza e ho avuto la possibilità di giocare con giocatori incredibili, alcuni all’inizio della propria carriera, altri alla fine. Non capita a tutti di giocare con gente come Baggio, Guardiola, Pirlo e Toni: erano anni incredibili e ho un ottimo ricordo anche delle annate più difficili, come quella dei tre allenatori. C’era un grande presidente, una bella persona che sapeva molto di calcio. La città non lo ha supportato».
A cosa si riferisce? «Principalmente al nuovo stadio. Il Rigamonti è un impianto messo molto male: spero che si investa presto. In Polonia è stato fatto. Non servono impianti enormi, ma devono essere moderni».