Paolo VI e Taizé, una grande sintonia nel segno dei giovani
Cattedrale gremita l’altra sera per la veglia di preghiera con la testimonianza di frère Alois Löser dedicata a «Paolo VI , Taizé e i giovani», alla quale ha partecipato anche il vescovo Pierantonio Tremolada. Una presenza, quella del priore della comunità ecumenica sulle colline della Borgogna, a mezzo secolo dalla visita fatta dal predecessore - frère Roger Schutz. E proprio da questo episodio dell’ottobre ’64 ha iniziato la sua riflessione frère Alois ricordando le parole dette dal fratello di Paolo VI, Lodovico, alla conclusione della conferenza di frère Roger all’Oratorio della Pace svoltasi in quell’occasione: «Aveva dichiarato pubblicamente che durante il fascismo era in questo Oratorio che i fratelli Montini si erano formati al coraggio con uomini che rimanevano amici del Papa. Frère Roger aveva quindi conosciuto alcuni di quegli uomini ai quali sarebbe poi rimasto legato, il vescovo Manziana, il futuro cardinale Bevilacqua…». Poi , in cattedrale, Alois ha ricordato il legame tra Paolo VI e il fondatore di Taizé attraverso piccoli e grandi gesti, sempre significativi, più volte ascoltati dalle parole di frère Roger: dal ricordo delle cassette di pere e mele inviate dal papa ai fratelli di Taizé, sino a quello di una telefonata notturna fatta a Paolo VI da frère Roger «allertato da responsabili politici francesi sul destino del Segretario Generale del Partito Comunista cileno durante la dittatura», per sollecitare l’immediato intervento del papa (come avvenne) «affinché quell’uomo non venisse messo a morte». Poi la sua riflessione si è spostata sulla relazione tra Paolo VI e frère Roger riguardo ai giovani, presenza costante e centrale nella comunità. Anche qui frère Alois ha citato alcuni episodi. Come questo: «Un giorno il Santo Padre chiese a frère Roger: ‘Se Lei ha la chiave per comunicare la fede ai giovani, me lo dica!’. Frère Roger rispose: ‘Mi piacerebbe avere quella chiave, ma non l’avrò mai. A Taizé non abbiamo un metodo per trasmettere la fede’…». La partecipazione alla grande assise conciliare, anche come osservatore, aveva colpito davvero il fondatore di Taizé: «Frère Roger aveva costatato quanto l’incontro prolungato di uomini provenienti da tutti i continenti per riflettere insieme sul futuro della Chiesa avesse aperto i cuori, allargato le menti. Qualche anno dopo, vedendo le difficoltà dei giovani in rapporto alla fede, si era chiesto come permettere ai giovani di fare un’esperienza simile e aveva avuto l’idea di lanciare un concilio dei giovani. Prima di annunciarlo pubblicamente, teneva a consultare il Papa che gli ha risposto: “Mettetelo sui binari’’. Sono felice di ricordare qui a Brescia quella generosità di Paolo VI perché ha permesso che allora si aprisse a Taizé un periodo di ricerca che ha coinvolto giovani di ogni continente» ha detto frère Alois . Una ricerca che continua in tanti appuntamenti promossi da Taizé in ogni parte del mondo. Recentissimo quello di Hong Kong del quale lunedì sera, frère Alois ha parlato, confidando di sentirsi ancora impressionato dal gran numero di cinesi intervenuti: «Giovani — ha precisato — appartenenti a diverse Chiese: cattolici e protestanti, e anche delle Chiese ufficiale e non ufficiale». La conclusione: «Sto partendo per Roma, per partecipare al sinodo sui giovani e il 14 ottobre ci sarà la canonizzazione di Paolo VI…. Ci sarò …». Un arrivederci a breve.