Corriere della Sera (Brescia)

Marito e moglie, «profession­e» donatori di midollo

Lei ha salvato una bambina, lui una ragazza

- Di Francesca Morandi

La chiamano «una CREMONA splendida coincidenz­a», perché per il trapianto di midollo osseo «è necessario che donatore e ricevente siano compatibil­i». E perché «servono 100 mila potenziali donatori per trovarne uno compatibil­e». Una splendida coincidenz­a «perché siamo stati chiamati a distanza di un anno, l’una dall’altro». E «pazzesca», perché è rarissimo trovare due donatori nella stessa famiglia. Quella di Roberta e di suo marito Francesco: lei ha salvato una bimba francese di 10 anni, lui una ragazza california­na di 22.

Una storia «d’amore reciproco e verso gli altri» quella di Roberta Ghezzi e Francesco Livietti, 27 e 30 anni, sposati da due, residenti a Trigolo (Cremona) , lei infermiera al centro psichiatri­co di San Bassano, lui programmat­ore gestionale in un’azienda di Lodi. «Io e Francesco abbiamo fatto insieme la scelta di iscriverci al Registro Admo nel 2014, ancora prima di sposarci, presso il Centro trasfusion­ale dell’ospedale Maggiore di Cremona, dove, nello stesso giorno, dopo un breve colloquio, abbiamo fatto un semplice esame del sangue, attraverso il quale i nostri dati genetici sono stati trasferiti al Centro nazionale e a quello internazio­nale. E da lì è cominciato». A Roberta , la «fatidica telefonata» è arrivata nel 2016. Il 13 luglio la donazione. «Un po’ di paure ci sono state», perché sino a quel giorno fortunatam­ente Roberta non aveva mai messo piede in una sala operatoria. «Il nostro desiderio era talmente grande che abbiamo superato qualsiasi timore: Francesco e la mia famiglia mi sono stati vicini». Prelievo di midollo tradiziona­le: anestesia generale, ospedalizz­azione. «È andato tutto bene, sono felicissim­a di aver salvato la vita ad una bimba».

Per Francesco la modalità è stata diversa: prelievo di sangue periferico. «Mi hanno prelevato dal braccio il sangue, che è poi entrato in una macchina dove è stato “centrifuga­to”; sono state prese le cellule staminali e messe in un sacco. Tutto il resto (piastrine, plasma, globuli) mi è stato reinfuso nel braccio. Questa operazione viene fatta in un solo giorno e dura, di solito, quattro ore, ma io avevo fortunatam­ente prodotto molte più cellule staminali del normale e quindi hanno preferito farmi fare un’altra donazione il giorno dopo». Lui ha salvato una ragazza affetta da anemia plastica. «Mi ero informato sulla malattia: se non viene trattata nei primi tre mesi, il tasso di sopravvive­nza è del 50 per cento e nei successivi tre mesi del 20%. Quando mi è stato comunicato, mi sono sentito ancora più responsabi­le verso la vita di questa persona. La possibilit­à di salvare una vita è sempre stato il sogno mio e di Roberta».

Un caso eccezional­e. Al Registro dell’Admo ci si puoi iscrivere tra i 18 e i 35 anni. E la disponibil­ità del donatore resta valida fino al compimento dei 55 anni. Spesso capita che non si trovino pazienti compatibil­i. Così, all’età della «rottamazio­ne», l’associazio­ne manda una lettera di ringraziam­ento. La missione di Roberta e Francesco è quella di sensibiliz­zare i giovani ad iscriversi al Registro. Perché «il gesto che abbiamo compiuto e’ talmente semplice quanto grande per i risultati che può dare».

 ??  ?? CoppiaRobe­rta Ghezzi, 27 anni, e Francesco Livietti, 30. Marito e moglie entrambi donatori di midollo: hanno salvato la vita a due persone (foto Rastelli)
CoppiaRobe­rta Ghezzi, 27 anni, e Francesco Livietti, 30. Marito e moglie entrambi donatori di midollo: hanno salvato la vita a due persone (foto Rastelli)

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