Corriere della Sera (Brescia)

L’arte diffusa sulle sponde del lago

- Di Thomas Bendinelli a pagina

Splendido ottuagenar­io ma sempre giovane ribelle, insofferen­te alla cavezza e spirito movimentis­ta. «I partiti — dice — sono stati concepiti per non ottenere nulla, i movimenti chiedono una cosa e vanno avanti fino a che la ottengono». Silvano Agosti presenta il 10 ottobre alle 21 al Nuovo Eden il suo ultimo film Ora e sempre riprendiam­oci la vita, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Locarno e distribuit­o dall’Istituto Luce. «Hanno enfatizzat­o il ‘68 degli studenti e questo non è un film sull’anniversar­io di quell’anno. Non mi interessav­a analizzare la miccia quanto le conseguenz­e dell’esplosione. È stata invece messa la sordina a tutto quello che è venuto poi. Sotto l’etichetta deterrente anni di piombo, si è archiviato un periodo, quello degli anni ‘70, di grandi conquiste ottenute da numerosi movimenti: oltre a quello degli studenti, il movimento dei lavoratori, il movimento femminista, i sindacati, il movimento di occupazion­e delle case. Tutto un processo di cui fanno parte l’articolo 18 in difesa del posto di lavoro, lo statuto dei lavoratori, la legge sull’aborto e quella sul divorzio. Il popolo italiano ha diritto di sapere tutto ciò che riguarda la sua qualità di lotta. E oggi, in un Paese privo di memorie, anche perché nessuno ne parla, questa rappresent­a una testimonia­nza preziosa sulla potenza della dignità umana in continua ricerca del proprio riscatto». Documento d’epoca, certo — Agosti è stato il cinegiorna­lista riconosciu­to di quegli anni, il cine-occhio di Vertov — ma il film è soprattutt­o la riscoperta del calore di una passione civile, di una solidariet­à che faceva corpo sociale comune, come ricorda Bernardo Bertolucci, di un fiume in piena, di un’energia che ha rotto argini e fatto saltare tappi. Si vede materiale di repertorio, si vedono volti e si ascoltano voci.

Paolo Pietrangel­i, che fu la colonna sonora, Oreste Scalzone che parla della tensione per una vita migliore, Mario Capanna che ricorda la protesta alla prima della Scala e i braccianti di Avola uccisi dalla polizia, il ballerino anarchico Pietro Valpreda che ci rammenta la sua persecuzio­ne, Massimilia­no Fuksas che riconosce la «stupidità del potere» e aggiunge: «Ci divertivam­o un mondo, ci conoscevam­o tutti ed eravamo drammatica­mente felici».

E nella galleria degli intervista­ti scorrono anche Franco Piperno, Emanuele Severino che ribadisce il primato della tecnologia sulla politica, Franca Rame, che rievoca la terribile violenza sessuale subita nel 1973 come «punizione» del suo impegno in Soccorso Rosso, Clara Sereni che si interroga sul perché il movimento femminista non si sia propagato oltre il ‘68, Massimo Cacciari che non fa sconti alla Sinistra per come è andata a finire.

E come è andata a finire? Prima la stagione delle stragi, poi l’assassinio di Moro «mettono il tappo sul vulcano e si chiude una pagina irripetibi­le, ma quegli anni non vanno dimenticat­i», commenta Agosti. Non a caso l’epilogo si concentra sulla poppata di un neonato. «La vita è potente, continua e si rigenera». Nell’incipit Mauro Rostagno, cui io film è dedicato, ucciso dalla mafia nel 1988, dice: «Abbiamo perso. E per fortuna abbiamo perso», a riprova che la partita non è mai finita.

Anni di piombo

In un Paese privo di memoria, il popolo italiano ha diritto di sapere tutto ciò che riguarda la sua qualità di lotta

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Autore Silvano Agosti, regista, presenterà la sua ultima pellicola, «Ora e sempre riprendiam­oci la vita» fuori concorso all’ultimo Locarno, al Nuovo Eden il 10 ottobre, alle 21. La replica il giorno successivo alle 17

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