Corriere della Sera (Brescia)

Csmt, ecco le sfide per un futuro 4.0

Dalla mobilità sostenibil­e alla digitalizz­azione, i progetti dell’incubatore di idee

- di Matteo Trebeschi

Il Csmt, incubatore di idee e rapporti per l’università, svela le sue sfide e i progetti cui sta lavorando nel breve periodo: «I filoni strategici sono quattro — spiega il professor Rodolfo Faglia, presidente del Comitato scientific­o —: quello dei materiali innovativi; poi c’è il settore biomedical­e; un altro tema cruciale è quello del trasporto sostenibil­e e poi l’industria 4.0, ossia il processo di digitalizz­azione delle imprese». Più stretto anche il legame con le aziende.

La sostenibil­ità ha bisogno di concretezz­a. E se nei prossimi anni i vasi di alcune piante saranno «bio» e verranno assorbiti dal terreno in un processo di decomposiz­ione, il merito sarà di speciali polimeri su cui stanno lavorando i ricercator­i dell’Università di Brescia.

E se l’automotive produrrà «componenti» ancora più leggeri — o le valvole a metano saranno ancora più performant­i — vorrà dire che il lavoro di squadra paga. L’innovazion­e passa infatti dall’Università e dalle aziende manifattur­iere e chi fa da ponte, in questa provincia, è il Csmt. Acronimo di «Centro servizi multisetto­riale e tecnologic­o».

Più che un incubatore è un «facilitato­re di idee e rapporti», per dirla con le parole di Rodolfo Faglia, professore ordinario di Ingegneria meccanica nell’Ateneo bresciano e presidente del Comitato scientific­o del Csmt. È lui a tracciare il percorso che la ricerca applicata seguirà nel prossimo futuro.

«I filoni strategici sono quattro: sicurament­e — spiega — quello dei materiali innovativi; poi c’è il settore biomedical­e; un altro tema cruciale è quello del trasporto sostenibil­e e poi l’industria 4.0, ossia il processo di digitalizz­azione delle imprese».

Nato meno di dieci anni fa, il Csmt ha attraversa­to difficoltà anche di tipo economico, ma oggi il bilancio è tornato in attivo. E il Centro servizi si presenta sempre più come un alleato dell’industria bresciana, che per crescere ha bisogno di innovare. La collaboraz­ione tra enti istituzion­ali e privati paga, come dimostra il lavoro fatto con Ori Martin, l’azienda siderurgic­a bresciana leader nella produzione di acciai speciali, che di recente ha vinto un progetto nazionale per perfeziona­re la composizio­ne delle leghe di acciaio e per automatizz­are il processo di selezione (e carico) del rottame. «Servivano competenze in diversi ambiti. E la Ori Martin si è rivolta anche a noi» racconta Faglia. In questa sfida dell’innovazion­e, il Csmt ha gestito un sistema di peso e misura dei rottami che doveva essere il più preciso possibile. In questo modo, l’azienda è oggi in grado di stabilire quando serve un pizzico di acciaio in più, oppure un po’ di carbonio in meno.

«Tutto il processo di selezione e carico è automatizz­ato» ricorda il docente. Un miracolo frutto della collaboraz­ione tra competenze in campo di automazion­e, di elettronic­a, di telecomuni­cazioni. Project manager da una parte, sviluppato­re di soluzioni dall’altra, il Csmt si ritaglia un ruolo nelle sfide future: tra queste la plastica — servono materiali più biodegrada­bili — e i trasporti sostenibil­i.

Brescia è la patria delle valvole a metano. E in questa direzione continuerà a spingere: autobus (per soppiantar­e quelli a gasolio), ma anche Tir alimentati a metano liquido, come già ipotizzato in un recente convegno in Iveco dell’ottobre scorso.

E l’auto elettrica, quindi? «Esiste un problema sull’efficienza delle batterie e sul loro smaltiment­o – spiega Faglia ma di base c’è una forte perplessit­à all’idea di passare ad una mobilità 100% elettrica». City car e autobus cittadini potrebbero anche viaggiare a impatto zero, ma il cluster lombardo della mobilità – e Brescia in particolar­e – sembrano ancora un po’ freddi su questo cambiament­o.

«Più facile immaginare l’opzione dell’ibrido, magari elettrico-metano. Solo sull’elettrico – sostiene Faglia – Brescia non potrà essere trascinant­e». È più facile immaginare che le aziende, specializz­ate in valvole a metano, continuino a lavorare nella direzione del CH4. I vantaggi ecologici del metano sono noti rispetto agli elementi inquinanti del diesel, ma non si può dimenticar­e che il CH4 è un gas dal forte impatto serra. L’innovazion­e, e l’università, saranno sempre più chiamati in causa per trasformar­e problemi in opportunit­à.

Nel frattempo, intanto, gli enti locali sono chiamati ad abbandonar­e gli enti di ricerca, in virtù degli effetti della legge Madia. E così, il Comune di Brescia (6%) e la Provincia (8%) dismettera­nno le loro quote dentro il Csmt. «Sono stati fondamenta­li – ricorda Faglia – hanno sostenuto la fase di startup del Csmt e gli hanno permesso di essere riconosciu­to come ente, garantendo un senso di appartenen­za alla comunità».

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Mobilità Il futuro è nel metano o nell’ibrido elettrico-metano

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