Csmt, ecco le sfide per un futuro 4.0
Dalla mobilità sostenibile alla digitalizzazione, i progetti dell’incubatore di idee
Il Csmt, incubatore di idee e rapporti per l’università, svela le sue sfide e i progetti cui sta lavorando nel breve periodo: «I filoni strategici sono quattro — spiega il professor Rodolfo Faglia, presidente del Comitato scientifico —: quello dei materiali innovativi; poi c’è il settore biomedicale; un altro tema cruciale è quello del trasporto sostenibile e poi l’industria 4.0, ossia il processo di digitalizzazione delle imprese». Più stretto anche il legame con le aziende.
La sostenibilità ha bisogno di concretezza. E se nei prossimi anni i vasi di alcune piante saranno «bio» e verranno assorbiti dal terreno in un processo di decomposizione, il merito sarà di speciali polimeri su cui stanno lavorando i ricercatori dell’Università di Brescia.
E se l’automotive produrrà «componenti» ancora più leggeri — o le valvole a metano saranno ancora più performanti — vorrà dire che il lavoro di squadra paga. L’innovazione passa infatti dall’Università e dalle aziende manifatturiere e chi fa da ponte, in questa provincia, è il Csmt. Acronimo di «Centro servizi multisettoriale e tecnologico».
Più che un incubatore è un «facilitatore di idee e rapporti», per dirla con le parole di Rodolfo Faglia, professore ordinario di Ingegneria meccanica nell’Ateneo bresciano e presidente del Comitato scientifico del Csmt. È lui a tracciare il percorso che la ricerca applicata seguirà nel prossimo futuro.
«I filoni strategici sono quattro: sicuramente — spiega — quello dei materiali innovativi; poi c’è il settore biomedicale; un altro tema cruciale è quello del trasporto sostenibile e poi l’industria 4.0, ossia il processo di digitalizzazione delle imprese».
Nato meno di dieci anni fa, il Csmt ha attraversato difficoltà anche di tipo economico, ma oggi il bilancio è tornato in attivo. E il Centro servizi si presenta sempre più come un alleato dell’industria bresciana, che per crescere ha bisogno di innovare. La collaborazione tra enti istituzionali e privati paga, come dimostra il lavoro fatto con Ori Martin, l’azienda siderurgica bresciana leader nella produzione di acciai speciali, che di recente ha vinto un progetto nazionale per perfezionare la composizione delle leghe di acciaio e per automatizzare il processo di selezione (e carico) del rottame. «Servivano competenze in diversi ambiti. E la Ori Martin si è rivolta anche a noi» racconta Faglia. In questa sfida dell’innovazione, il Csmt ha gestito un sistema di peso e misura dei rottami che doveva essere il più preciso possibile. In questo modo, l’azienda è oggi in grado di stabilire quando serve un pizzico di acciaio in più, oppure un po’ di carbonio in meno.
«Tutto il processo di selezione e carico è automatizzato» ricorda il docente. Un miracolo frutto della collaborazione tra competenze in campo di automazione, di elettronica, di telecomunicazioni. Project manager da una parte, sviluppatore di soluzioni dall’altra, il Csmt si ritaglia un ruolo nelle sfide future: tra queste la plastica — servono materiali più biodegradabili — e i trasporti sostenibili.
Brescia è la patria delle valvole a metano. E in questa direzione continuerà a spingere: autobus (per soppiantare quelli a gasolio), ma anche Tir alimentati a metano liquido, come già ipotizzato in un recente convegno in Iveco dell’ottobre scorso.
E l’auto elettrica, quindi? «Esiste un problema sull’efficienza delle batterie e sul loro smaltimento – spiega Faglia ma di base c’è una forte perplessità all’idea di passare ad una mobilità 100% elettrica». City car e autobus cittadini potrebbero anche viaggiare a impatto zero, ma il cluster lombardo della mobilità – e Brescia in particolare – sembrano ancora un po’ freddi su questo cambiamento.
«Più facile immaginare l’opzione dell’ibrido, magari elettrico-metano. Solo sull’elettrico – sostiene Faglia – Brescia non potrà essere trascinante». È più facile immaginare che le aziende, specializzate in valvole a metano, continuino a lavorare nella direzione del CH4. I vantaggi ecologici del metano sono noti rispetto agli elementi inquinanti del diesel, ma non si può dimenticare che il CH4 è un gas dal forte impatto serra. L’innovazione, e l’università, saranno sempre più chiamati in causa per trasformare problemi in opportunità.
Nel frattempo, intanto, gli enti locali sono chiamati ad abbandonare gli enti di ricerca, in virtù degli effetti della legge Madia. E così, il Comune di Brescia (6%) e la Provincia (8%) dismetteranno le loro quote dentro il Csmt. «Sono stati fondamentali – ricorda Faglia – hanno sostenuto la fase di startup del Csmt e gli hanno permesso di essere riconosciuto come ente, garantendo un senso di appartenenza alla comunità».