Tav, la guerra non è finita: altri sei ricorsi
Attivisti in attesa dell’analisi costi-benefici del Governo
«Altro che pietra tombale, la battaglia legale non è finita». L’avvocato Fausto Scappini, che rappresenta le ragioni degli attivisti No Tav e dei proprietari dei terreni di esproprio, ricorda che ci sono ancora sei ricorsi pendenti contro il progetto definitivo dell’Alta velocità Brescia-Verona.
Se anche questi fossero respinti, resta aperta la strada per impugnare — in futuro — il progetto esecutivo dell’opera. All’indomani della sentenza del Consiglio di Stato, che ha rigettato il ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio in merito alla Valutazione d’impatto ambientale (Via), i No Tav non si fermano. Ci sono i sei distinti ricorsi contro il progetto definitivo della Tav. E la speranza dei legali è che la prossima volta i giudici amministrativi non considerino «inammissibili» tutti i ricorrenti, ma valutino «caso per caso».
Una logica che potrebbe rafforzare almeno la posizione degli espropriati che, sulla carta, hanno maggiore legittimità di altri ad impugnare il progetto ferroviario. A fianco di manifestazioni e cortei, gli attivisti combattono una battaglia anche a suon di carte bollate. Convinti che l’Alta velocità, nel percorso che taglia la pianura padana, rappresenti un’opera inutile e dannosa per il territorio e le casse pubbliche. C’è poi il piano politico: cittadini comuni, attivisti No Tav e associazioni del territorio confidano in un provvedimento del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (Movimento 5 Stelle) per fermare il progetto esecutivo e il futuro avvio dei lavori. A giugno, proprio nei giorni in cui si formava il governo Conte, il Consorzio Cepav Due (general contractor) e Rfi (Fs) firmarono il contratto dell’opera. Un’accelerazione che mise in allarme No Tav e Cinque stelle. Con i primi che hanno chiesto con insistenza al ministro delle Infrastrutture di bloccare l’iter. Da parte sua, Toninelli ha ricordato che la decisione sulla Tav sarà legata all’esito dell’analisi «costi-benefici» che dovrebbe dare un bilancio più oggettivo riguardo all’opera. Ma quando arriverà quest’analisi? Forse tra qualche settimana, già a fine novembre. I No Tav vogliono bloccare l’opera da 2,5 miliardi prima che inizino i lavori, altrimenti tutto sarà più difficile.
L’ultima opzione Nel caso venissero respinti anche queste istanze c’è l’ipotesi di impugnare il progetto