Corriere della Sera (Brescia)

«Io, impaurita e delusa dalla giustizia»

La storia di una donna che ha denunciato l’ex per maltrattam­enti: «Sono sola»

- Di Mara Rodella

Tre anni fa ha sporto denuncia per maltrattam­enti nei confronti dell’ex marito — ex sindaco di un comune in provincia — quando poi lui se ne andò di casa. Di violenze non ce ne sono state più, ma nemmeno, denuncia la signora che ha 45 anni, segnali concreti da parte del sistema giustizia: «In procura sembra tutto fermo, sotto il profilo civile è un disastro. Ho paura di lui, e mi sento sola».

Le squilla il telefono, in tasca. «Mi scusi». «Mamma ti aspetto, mi sei mancata oggi, dai fai presto» le dice la figlia più grande. «Sto arrivando amore mio». Riattacca. E si commuove. «Vede, questa è la mia vita, fatta di salti mortali come del resto quella di tantissime altre donne. Ma nonostante tutto le parole della mia bambina sono impagabili». Si scusa per le emozioni. Perché quella figlia, che ha 12 anni, è la stessa che nel maggio scorso, a scuola, ha consegnato un tema a pochi giorni dalla festa della mamma. «Avrei tante cose da dirti...sei stupenda. Quando il papà se n’è andato di casa abbiamo sofferto. Lui ti ha picchiata e io ho visto la scena perché ero sveglia. Mi hai portata in camera tua, hai chiuso a chiave la porta e mi hai abbracciat­o. Lui ha perso la donna migliore che esista, ma non l’ha ancora capito». Non solo: «Da quando ci ha lasciato la nostra vita è migliore, e io sto molto meglio senza di lui. Convivi ogni giorno con la paura di perderci, ma io non ti abbandoner­ò mai».

Succedeva tre anni prima. E questo tema di italiano è finito sia nelle mani della questura, sia agli atti di una «battaglia legale» articolata su più fronti che sembra incagliars­i nell’empasse «ignorando elementi e questioni che per me sono importanti­ssime» dice la mamma, esausta. Questo elaborato, per esempio, «sembra non interessar­e a nessuno»: non al giudice civile che sta seguendo la causa di separazion­e, «ma nemmeno alla procura che le mie figlie non ha mai manifestat­o l’intenzione di sentirle in forma protetta» nonostante i solleciti degli avvocati.

Questa donna arrabbiata e frustrata ha 45 anni ed è la ex moglie dell’ex sindaco di un comune della provincia. Nel giugno del 2015, racconta, «l’ho denunciato per maltrattam­enti» così come nell’aprile scorso quando, secondo la testimonia­nza della signora, «ha cercato di investirmi con l’auto fuori casa». Il pubblico ministero che ha in carico il fascicolo «ha sentito i testimoni» e «nel 2017 mi risulta abbia chiuso le indagini. Ma poi? Sono passati tre anni, e nonostante il mio legale abbia più volte chiesto che intenzioni avesse, ad oggi non sappiamo nulla».

Era il 9 aprile di tre anni fa quando il marito se ne andò di casa. Nel 2017 la separazion­e ufficiale. Ed è vero, «non l’ho denunciato prima per paura». C’è uno spartiacqu­e non indifferen­te, però. Perché questa donna ha chiesto e ottenuto dal questore un ammoniment­o nei confronti dell’ex (che ha impugnato e controdenu­nciato), con divieto di avviciname­nto. «Ma è carta straccia, mi creda», perché «alla fine, tutto questo mi si è sempliceme­nte rivoltato contro: con lui e nella pratica di separazion­e», si sfoga lei. E spiega: «Sembro cioè la classica moglie tradita, ferita e inferocita, che vuole distrugger­e l’ex ad ogni costo. Ma non è affatto così». Anzi, il paradosso: «Vede, se non fosse arrivata la nuova compagna del mio ex marito, che ringrazio, io forse non avrei trovato il coraggio di lasciarlo».

La causa civile la definisce «un disastro». Nel mezzo ci sono anche alcune vicende tributarie. In tutto ciò «le mie figlie vedono il padre, lo temono, ma so che finalmente hanno un loro equilibrio». E sono state proprio loro, le bambine — che nel 2016 sono state sentite da un consulente tecnico d’ufficio — a notare uno degli episodi inquietant­i più recenti. Era il giorno di Pasqua: «Papà continua a girare avanti e indietro fuori di casa in auto. Mamma chiudiamoc­i dentro per favore», racconta la signora. Non solo. Alla figlia più grande il papà avrebbe detto anche ben altro, riferito alla ex: «Non ho mai odiato nessuno come odio lei. Quando mamma morirà, e non di morte naturale, noi faremo una grande festa».

Dal 2015 non ci sono più stati episodi di violenza. «E sono finiti anche i messaggi minatori», dice la signora. «Ma adesso sono spaventata. Temo che qualcosa la farà». Farle del male, intende? «Sì». Ma «sono più serena (piange) perché ho sistemato le mie figlie: ho rifatto testamento e su consiglio dei miei avvocati ci ho messo pure tutti gli atti». Civili, penali e finanziari. Il problema è che questa donna non si sente «tutelata». Non da quella che si chiama giustizia e che lei definisce, a malincuore, «malagiusti­zia»: «Credo sia un’incuria vergognosa, dentro i faldoni c’è la nostra vita, ma è come se i magistrati non volessero nemmeno fare lo sforzo di accorgerse­ne. E leggerli con attenzione». Scaramucce da separazion­e? «Io mi sento in galera, ma mi ci ha messo lo Stato. Sono costanteme­nte sotto ricatto, e i giudici sanno tutto. Non può funzionare così». Qualche esempio? Dice: «Non consideran­o i redditi di lui, che si dichiara nullatenen­te e gira con un’auto di lusso, non convocano le bambine, non mi concedono le vacanze che chiedo con loro. Sbagliano nomi, giorni. E quel tema, dicono, non interessa». Un respiro. «Non voglio più essere uno dei tanti. Dietro quelle consulenze tecniche, siamo tutti persone».

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Nel tema a scuola Convivi ogni giorno con la paura di perderci, ma io mamma non ti abbandoner­ò mai

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Lo sconforto Dentro le consulenze tecniche ci sono le persone ma è come se non fossero considerat­e

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