STAGIONI SCOMPARSE
Chi le ha viste? Il titolo, sia pur liberamente adattato, della nota trasmissione tv, ben si adatta ad alcune stagioni musicali classiche che un tempo costellavano la programmazione annuale cittadina e che di fatto sono scomparse o fortemente ridimensionate. Stante il fatto che nessuno ha nostalgia di concerti suonati da un musicista, organizzati dallo stesso, che esegue sue composizioni, ma con sostegno pubblico, in questo periodo, a cavallo tra settembre e ottobre, si svolgeva ad esempio il Festival Antegnati. Promosso dall’associazione Amici della Scuola diocesana di Musica santa Cecilia, dopo 29 edizioni, il Festival organistico non si tiene più da ormai due anni. La motivazione? Assenza di un adeguato sostegno economico, per una rassegna a ingresso libero, che a suo tempo si realizzava con sponsorizzazioni. Si tratta di una grave perdita per la cultura bresciana, anzitutto per la qualità degli interpreti che il Festival ha portato negli anni in città e, soprattutto, in considerazione del significato che la famiglia di organari bresciani Antegnati ha avuto nella storia della musica. Per intenderci, il valore dell’organo Antegnati del Duomo Vecchio è tranquillamente paragonabile a quello che nella storia dell’arte ha un dipinto di Raffaello. Purtroppo, sorte simile è toccata ad altre significative stagioni musicali. Su tutte, quella promossa dalla Società dei Concerti, che è la più antica istituzione musicale bresciana, essendo stata fondata nel 1868, e la seconda in Italia per longevità.
Una storia che si è di fatto interrotta quando, nel 2013, il marchio è passato alla Fondazione Teatro Grande, dopo alcuni anni di problemi legati al reperimento dei fondi, nonché all’assottigliarsi del pubblico. Oggi, il logo della Società dei Concerti fa capolino per alcuni degli appuntamenti promossi dalla Fondazione nel Ridotto del Grande, ma non si può certo parlare di una significativa continuità con le stagioni passate, né in termini di «filosofia» nella programmazione e nella scelta degli interpreti, né di visibilità. Non ultime, in questo panorama, si collocano le Settimane Barocche che, fortunatamente, continuano a offrire appuntamenti di qualità, ma in numero ridotto rispetto al passato, nel quadro della programmazione del Massimo cittadino. In questo caso, il Teatro Grande ha preso un accordo con il direttore artistico Emanuele Beschi, assente da Brescia per motivi professionali, per dare comunque continuità a una storia importante. Di fronte a una tale situazione, se non si vuole che questa china continui, è necessario che la politica, le forze culturali e il mondo imprenditoriale bresciano battano un colpo per garantire quella pluralità di proposte che in qualche caso hanno fatto di Brescia un punto di riferimento anche nazionale.