LONGOBARDI E LA STORIA
Due notizie. Una buona ed una cattiva. La prima riguarda Brescia capitale dei Longobardi. La seconda si riferisce alla scomparsa della storia non solo dall’esame di maturità, ma dall’insegnamento scolastico nel suo complesso. Le due notizie sono correlate perché all’Unesco la conoscenza della storia non sembra più una priorità. Buon per Brescia che si appresta ad un percorso che può sfociare nell’obiettivo di diventare capitale della cultura italiana. Le premesse esistono e questa nomina la favorisce senza dubbio, a patto che si sia consapevoli che l’ottenimento di questo obiettivo è molto simile a quello di preparare un’olimpiade in formato comunale. Non tanto per il premio, se ci sarà, quanto per gli investimenti che rappresentano un multiplo del premio. Per i Longobardi, la questione è esclusivamente culturale, e non è un impegno da poco se non si dimentica che la presenza di questo popolo a Brescia è decisamente inferiore ad altre località ed i pavesi non saranno troppo contenti. È però l’occasione per ripensare la città e la sua provincia in una prospettiva diversa non solo dal lato culturale, che pure è importante, ma, soprattutto, da quello socioeconomico. Si tratta, a mio avviso, di sostenere un complessivo miglioramento della qualità della vita dei bresciani attraverso investimenti mirati nelle infrastrutture e nella disponibilità di strutture e di iniziative che valorizzino lo sviluppo collettivo, in particolare delle nuove generazioni.
L’esperienza del Mo.Ca, ad esempio, va in questa direzione e molte altre potrebbero aggiungersi. Per raggiungere questi obiettivi, il primo certo, il secondo incerto, c’è bisogno di una regìa accorta pubblica e privata e, suggerirei, più pubblica che privata che consentirebbe un più ampio coinvolgimento di risorse proprio da parte dei privati che, maggiormente coinvolti, potrebbero offrire contributi significativi. In attesa, godiamoci i Longobardi che sarà un importante banco di prova per misurare le capacità della nostra città a dialogare con altre realtà. Un vetrina che poggia proprio sulla conoscenza di quella storia che sembra ormai dimenticata nella speranza che il tanto atteso turismo scolastico sia improntato proprio sulla valorizzazione dei contenuti storico-artistici e non occasione dell’ennesima gita fuori porta. Nonostante tutto, vi è un grande bisogno della storia e non solo in questa occasione. Dobbiamo farcene una ragione.