Vilipendio, Bossi: «Affidamento ai servizi sociali»
Poco meno di dieci pagine. Arrivate sulla scrivania del procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso in tarda mattinata. Racchiudono la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali per Umberto Bossi, condannato definitivamente a un anno e 15 giorni per vilipendio all’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, depositata all’ufficio esecuzioni del settimo piano del Palagiustizia dagli avvocati del fondatore della Lega.
«L’impegno da senatore, le condizioni di salute e la condotta di vita del senatore Bossi sono palesemente dimostrativi del fatto che lo stesso sia pienamente in grado di osservare tutte le prescrizioni impartite per l’affidamento e nel corso dello stesso, e di come Bossi sia facilmente reperibile. Situazioni queste certamente idonee a garantire un contatto diretto con il servizio sociale preposto al controllo della sua condotta» ha chiesto l’avvocato Domenico Mariani.
Era il 29 dicembre 2011: durante un comizio del Carroccio ad Albino, in provincia di Bergamo, il Senatur attaccò il Capo di Stato: «Mandiamo un saluto al Presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, non sapevo fosse un teru’n» disse facendo il gesto delle corna. Scattò quindi la denuncia, seguita dalla condanna in primo (18 mesi), secondo (ridotta a un anno e 15 giorni) e terzo grado, dopo che in Cassazione il ricorso fu giudicato inammissibile. «Alla data del reato in ragione del quale il senatore Bossi ha subito la condanna — si legge nell’istanza presentata dalla difesa — lo stesso ha tenuto un comportamento tale da consentire un giudizio prognostico positivo su un suo sicuro ravvedimento, e ciò a prescindere da un eventuale periodo di osservazione. Una situazione che depone in senso favorevole alla concessione della richiesta di misura alternativa alla detenzione e nella specie, dell’affidamento in prova».
I legali chiedono anche che il fondatore della Lega possa continuare a esercitare la sua attività politica a Palazzo Madama. «Un’adeguata e corretta valutazione sulla personalità e sulle condizioni di vita del senatore Bossi non potrà non tenere conto che non è persona nullafacente, ma un parlamentare impegnato per di più in attività e servizi di rilevanza sociale» sostiene il suo legale. Che aspetta di tornare in aula. Perché la procura generale girerà gli atti del fascicolo al Tribunale di Sorveglianza che a sua volta fisserà l’udienza in cui le parti compariranno per discutere sulla richiesta della difesa. E decidere nel caso quale percorso «riabilitativo» affrontare e calendarizzare. «Potremmo andare a discutere anche tra un anno visti i tempi della giustizia — dice l’avvocato — ma essendo protagonista Bossi l’udienza potrebbe anche essere fissata tra dieci giorni. Aspettiamo».