Franciacorta in Bianco torna con un occhio attento al passato
Per l’intero fine settimana, da oggi a domenica, Castegnato ospiterà ancora una volta Franciacorta in Bianco, rassegna casearia nata nel 1996 da un’idea di Riccardo Lagorio. Ed è ardua impresa non riandare con la memoria alle prime edizioni, siamo alla XXIII, a figure come Luigi Veronelli e ancor più Corrado Barberis, longevo presidente honoris causa dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale, che la celebrava come «la più autorevole rassegna dell’arte casearia nazionale». Il mutare dei tempi, l’avvicendarsi dei ruoli, della logiche distributive, delle risorse a disposizione, ha via via tolto entusiasmo e coerenza, fattori che di fatto hanno impoverito la rassegna, messo in fuga i produttori più rappresentativi. Da due anni a questa parte però si assiste al tentativo, graduale beninteso, di ridare smalto al tutto, di ritrovare un percorso smarrito, come emerge dal dialogo con Luca Riva, attuale coordinatore della rassegna e convinto fautore di una dimensione fatta di qualità, identità e selezione. Prendono così forma iniziative come quelle gestite da Bruno Bossini di Zona Alpi - La Malga in Città, che all’interno di Franciacorta in Bianco dialogherà oggi sui nostri grandi formaggi valligiani con produttori e responsabili consorzi, domani sull’esperienza bresciana dei Presidi Slow Food con Lo-renzo Berlendis, e presenterà domenica un libro di Michele Corti sulla Civiltà dei Bergamini. Non saranno naturalmente le sole a costruire un riappropriarsi della dimensione culturale delle produzioni casearie, scopo l’attirare un pubblico attento, giovani — come quelli, presenti, del Caseificio Uggeri — che vogliono approcciarsi a un mondo complesso e variegato.