Il karaoke triste di Mecna alla Latteria Molloy
Mecna torna sul palco della Latteria Molloy oggi, tappa bresciana della presentazione del nuovo album (via Marziale Ducos 2/b, Brescia, inizio concerti ore 22, prezzo biglietto 15 euro più diritti di prevendita). Dopo il fortunato «Lungomare paranoia», Corrado Grilli in arte Mecna, presenta il quarto album in studio uscito con il supporto di Universal Music. Blue Karaoke nasce dopo un anno di tour e concerti, la maggior parte dei quali con sold out registrati. Un disco imprevedibile ed energico, nonostante le sfumature malinconiche delle liriche e le sonorità scure delle produzioni.
Leggendo l’elenco dei titoli saltano subito all’occhio i nomi delle collaborazioni presenti nel disco…
«È vero. Al contrario dei precedenti lavori, «Blue Karaoke» ha dei featuring. Ho voluto inserire le collaborazioni con CoCo, Ghemon e Fabri Fibra anche se sono artisti che hanno punti di vista diversi dal mio. D’altra parte «Blue Karaoke» nasce da una rottura con i dischi precedenti quindi è stato naturale per me portare avanti discorsi musicali di altro tipo, frutto delle scelte che ho fatto durante l’ultimo anno».
Come è stato collaborare con loro?
«Con Ghemon avevo già collaborato ed è stato bello proseguire insieme su questa via Dal punto di vista stilistico, Fibra è molto diverso da me, ma come persona lo sento decisamente vicino. Lo apprezzo per i suoi pezzi più personali e intimi ed è per questo motivo che l’ho chiamato su “Hotel”».
In una delle canzoni del nuovo album (Senza di me ndr), si avverte una sorta di insofferenza per il tuo primo album «Disco Inverno».
«In effetti è così. È particolarmente diffuso, specialmente nel mondo hip hop, considerare il primo disco pubblicato come il migliore in assoluto. Diciamo che è una sorta di pregiudizio. Quello che volevo dire nella canzone è che, pur andando avanti, non si perde mai lo spirito iniziale che ha dato il via a certi lavori. In «Blue Karaoke» ci sono cose diverse, ma c’è anche la continuità col passato. «Ottobre rosso», per esempio, conserva molto di quella attitudine perché parla del rap nell’istante stesso in cui lo fa. Il che è, a bene vedere, la mia ambizione». A cosa rimanda il titolo? «Ad un karaoke triste, blue per l’appunto. Il rimando al karaoke rappresenta una sorta di augurio. Di solito le canzoni che vengono suonate ad un karaoke sono quelle più conosciute. Allo stesso modo, spero che la mia musica possa diventare “epidermica” allo stesso modo».
Qual è il pezzo principale dell’album?
«Il pezzo focus è “Ottobre rosso”, una sorta di lettera indirizzato al hip hop italiano nella quale dico quello che amo e quello che non amo. Mi sento completamente dentro il mondo del rap, anche se non riesco a considerarmi un rapper a tutti gli effetti. Quando decidi di fare musica e arte in questo contesto devi fare i conti con una competizione continua che alla lunga può essere decisamente logorante. E non parlo solo della competizione con gli altri, ma soprattutto quella con sé stessi. È continuo processo interiore e un continuo analizzarsi».