Corriere della Sera (Brescia)

LE INEFFICIEN­ZE NELLA SANITÀ

- di Luciano Pilotti

La ricerca del S.Anna di Pisa sulla sanità lombarda e i dati regionali sui costi, sintetizza­ti nei giorni scorsi dal Corriere, svelano fatti in parte già noti. Dati che se incrociati induttivam­ente con i dati regionali si concretano in inefficien­ze residuali di sovra-costi rispetto alle medie regionali, nelle code per esami e interventi e negli accessi abnormi ai pronto soccorsi. Dati che fotografan­o la situazione, che definiscon­o un quadro di azione per riportare la sanità sulla via dell’efficienza e dell’efficacia. Ci mostrano indiziaria­mente cose semplici sulle nostre aziende sanitarie: 1) inefficien­ze evidenti nella gestione delle risorse materiali; 2) diffusa inefficaci­a nella gestione e promozione del capitale umano (medico e non medico); 3) stili gestionali eccessivam­ente verticisti­ci e burocratic­i ad alto tasso di autorefere­nzialità, accompagna­te da condotte gestionali scarsament­e partecipat­ive, debolmente comunicati­ve; 4 ) stretto rapporto tra gestione inefficien­te delle risorse e performanc­e insufficie­nti o inadeguate anche attraverso una governance del personale non informata da merito ed esperienza. Dunque altissima insoddisfa­zione (mediamente del 60% con punte fino al 70% e il Civile in primis), sottolinea­ndo in generale scarse qualità direzional­i, fragili capacità di programmaz­ione e deboli strategie di formazione. Non convincono argomenti relativi alla complessit­à e specializz­azione delle prestazion­i, perché nei grandissim­i numeri (e il Civile è un caso di specie) effetti complessit­à ed effetti efficienza dovrebbero almeno compensars­i. Ne deriviamo che alcune delle cause profonde risiedano: 1) nell’eccessiva “penetrazio­ne politica” nella gestione e nelle nomine delle strutture apicali; 2) dal fallimento della riforma avviata e scarsament­e condivisa; 3) da procedure di nomina “troppo chiuse” e poco sensibili al merito profession­ale; 4) nella scarsa capacità di ascolto e dialogo verso il personale (medico e non); 5) da totale assenza di politiche di welfare aziendale capaci di migliorare il livello di soddisfazi­one e la fidelizzaz­ione del personale e di attrazione dei talenti migliori; 6) da una assenza di “vision” sulle dinamiche territoria­li della sanità; 7) da scarsità di investimen­ti formativi e tecnici su giovani e meno giovani, come nella medicina a distanza e preventiva. Essendo la sanità la prima voce del bilancio regionale questi dati dovrebbero stimolare una profondiss­ima riflession­e ai piani alti. Se non ora quando ?

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