Il Pd ci ripensa: no al ciclo idrico a gestione mista
Il Partito democratico ha rotto gli indugi. E nell’ultima riunione il gruppo dirigente ha scelto di appoggiare il «sì» al referendum sull’acqua pubblica, proprio come Lega e 5 Stelle. «È fondamentale ribadire e difendere la condizione essenziale della presenza di un controllo pubblico del ciclo idrico integrato» è iscritto nel documento del Pd. Il risultato dell 18 novembre è quasi scontato: un plebiscito per i «sì». Il quesito non è sull’acqua pubblica, ma sulla gestione al 100% pubblica del ciclo idrico. Che per i fautori della consultazione sarebbe l’unica garanzia contro la privatizzazione della gestione. Il Pd, che nel 2011 appoggiò il referendum nazionale sull’acqua pubblica, ricorda che poi il legislatore proseguì con una normativa che dava tre possibilità: gestione pubblica, privata o mista. Quest’ultima scelta era quella che secondo il Pd – e secondo la maggioranza dei sindaci che votarono nel 2015 – meglio rispecchiava la situazione bresciana (con una forte presenza di A2A, società per metà pubblica e metà privata) e permetteva di convergere su unico gestore, come imponeva la legge. Ora c’è il referendum provinciale. E i dem, pur sposando la causa del sì, sostengono che il quesito provinciale affermi «un principio di carattere prevalentemente generale che non potrà che essere poi declinato da parte degli amministratori pubblici con concreti aspetti di sostenibilità economico-finanziaria complessiva del sistema». A preoccuparli è il nodo investimenti, visto che è essenziale per il Pd ammodernare le «vecchie reti acquedottistiche» e costruire «efficienti sistemi di depurazione». (m.tr.)