Corriere della Sera (Brescia)

Bisinella entusiasta: sbagliato privatizza­re ora la sfida ai sindaci

- Thomas Bendinelli

Piero Bisinella, presidente dell’assemblea provincial­e del Pd, è più che soddisfatt­o del documento licenziato l’altra sera, nel quale il partito invita gli elettori a votare un sì convinto ai referendum sull’acqua del 18 novembre e impegna i propri amministra­tori «a individuar­e soluzioni che consentano di assicurare il controllo pubblico del soggetto gestore, di realizzare le opere che servono, di calmierare le tariffe».

Quanto entusiasmo per il documento: come mai?

«Guardi che da sindaco mi sono fatto commissari­are dalla Regione pur di non firmare l’atto che mi obbligava ad entrare nell’Ato, e come segretario provincial­e la federazion­e di Brescia fu la prima a dire sì ai referendum sull’acqua pubblica. Questo è bel documento, frutto di una bella discussion­e nell’assemblea provincial­e e che riconosce anche il ruolo positivo giocato dalla Provincia nel gestire una questione spinosa e complessa».

Un sì convinto il 18 novembre.

«Sì. Importante sarà soprattutt­o l’affluenza. sarà quella che darà forza al referendum. Che è consultivo, non dimentichi­amolo: spetterà poi agli amministra­tori dare gambe e garantire che si trovino soluzioni in linea con il risultato. Anche perché, non dimentichi­amolo, manutenzio­ne e messa in sicurezza della rete è delegata ai sindaci».

Ascolti, da un po’ di tempo il Pd imbarca acqua da tutte le parti.

«L’altra sera l’assemblea ha deciso la data del congresso provincial­e con le relative primarie aperte agli iscritti: saranno il 18 novembre, lo stesso giorno del referendum sull’acqua. Questa data si inserisce nel solco del congresso nazionale, che si terrà presumibil­mente a febbraio. Era ora: chiedo un congresso dal 4 dicembre di due anni fa oramai».

Quanti sono gli iscritti in provincia a Brescia?

«3.800, non pochi. Certo pochi anni fa erano più di cinquemila».

Basta un congresso per rimettere in piedi il Pd?

«Intanto facciamolo: solo attraverso una discussion­e reale possiamo ripartire. Serve un partito nuovo, basta con correnti, manuale Cencelli e fuoco amico. Abbiamo una serie di amministra­tori splendidi di cui dobbiamo essere orgogliosi. Mi sembra un buon punto di partenza. È questo che ci ha chiesto la piazza di due settimane fa».

Minniti, Richetti o Zingaretti per la guida nazionale del Pd?

«Minniti senza ombra di dubbio. Sono un minnitiano della prima ora. Se si candiderà non avrei dubbi».

Lei è proprio un entusiasta...

«Mi piacciono il suo realismo e l’assenza di demagogia in quello che dice. In Italia c’è un gran bisogno di verità. E noi dobbiamo recuperare un rapporto sentimenta­le con il nostro elettorato».

Un giudizio su Renzi?

«Ha governato molto bene, ma si è dimenticat­o il partito. E gli italiani si innamorano e si disamorano facilmente dei leader politici».

Passare dal 40 al 18% è un po’ peggio che un disamorame­nto...

«Ha pesato una dimensione personale, alla fine gli sono state addossate colpe che non aveva. Comunque sì, anche quando si vedranno i danni del populismo, non potranno essere Renzi o la Boschi a raccoglier­ne i frutti».

Fiducioso anche per le Europee?

«Se smetteremo di litigare sì. C’è un clima di diffidenza, ma abbiamo i numeri per superarlo».

Torniamo in provincia: si candida alla guida del partito?

«No, ho già dato e per ognuno c’è il suo tempo».

Battaglia sacrosanta

Da sindaco di Leno mi hanno commissari­ato: non firmai l’atto di ingresso coatto nell’Ato

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