Bisinella entusiasta: sbagliato privatizzare ora la sfida ai sindaci
Piero Bisinella, presidente dell’assemblea provinciale del Pd, è più che soddisfatto del documento licenziato l’altra sera, nel quale il partito invita gli elettori a votare un sì convinto ai referendum sull’acqua del 18 novembre e impegna i propri amministratori «a individuare soluzioni che consentano di assicurare il controllo pubblico del soggetto gestore, di realizzare le opere che servono, di calmierare le tariffe».
Quanto entusiasmo per il documento: come mai?
«Guardi che da sindaco mi sono fatto commissariare dalla Regione pur di non firmare l’atto che mi obbligava ad entrare nell’Ato, e come segretario provinciale la federazione di Brescia fu la prima a dire sì ai referendum sull’acqua pubblica. Questo è bel documento, frutto di una bella discussione nell’assemblea provinciale e che riconosce anche il ruolo positivo giocato dalla Provincia nel gestire una questione spinosa e complessa».
Un sì convinto il 18 novembre.
«Sì. Importante sarà soprattutto l’affluenza. sarà quella che darà forza al referendum. Che è consultivo, non dimentichiamolo: spetterà poi agli amministratori dare gambe e garantire che si trovino soluzioni in linea con il risultato. Anche perché, non dimentichiamolo, manutenzione e messa in sicurezza della rete è delegata ai sindaci».
Ascolti, da un po’ di tempo il Pd imbarca acqua da tutte le parti.
«L’altra sera l’assemblea ha deciso la data del congresso provinciale con le relative primarie aperte agli iscritti: saranno il 18 novembre, lo stesso giorno del referendum sull’acqua. Questa data si inserisce nel solco del congresso nazionale, che si terrà presumibilmente a febbraio. Era ora: chiedo un congresso dal 4 dicembre di due anni fa oramai».
Quanti sono gli iscritti in provincia a Brescia?
«3.800, non pochi. Certo pochi anni fa erano più di cinquemila».
Basta un congresso per rimettere in piedi il Pd?
«Intanto facciamolo: solo attraverso una discussione reale possiamo ripartire. Serve un partito nuovo, basta con correnti, manuale Cencelli e fuoco amico. Abbiamo una serie di amministratori splendidi di cui dobbiamo essere orgogliosi. Mi sembra un buon punto di partenza. È questo che ci ha chiesto la piazza di due settimane fa».
Minniti, Richetti o Zingaretti per la guida nazionale del Pd?
«Minniti senza ombra di dubbio. Sono un minnitiano della prima ora. Se si candiderà non avrei dubbi».
Lei è proprio un entusiasta...
«Mi piacciono il suo realismo e l’assenza di demagogia in quello che dice. In Italia c’è un gran bisogno di verità. E noi dobbiamo recuperare un rapporto sentimentale con il nostro elettorato».
Un giudizio su Renzi?
«Ha governato molto bene, ma si è dimenticato il partito. E gli italiani si innamorano e si disamorano facilmente dei leader politici».
Passare dal 40 al 18% è un po’ peggio che un disamoramento...
«Ha pesato una dimensione personale, alla fine gli sono state addossate colpe che non aveva. Comunque sì, anche quando si vedranno i danni del populismo, non potranno essere Renzi o la Boschi a raccoglierne i frutti».
Fiducioso anche per le Europee?
«Se smetteremo di litigare sì. C’è un clima di diffidenza, ma abbiamo i numeri per superarlo».
Torniamo in provincia: si candida alla guida del partito?
«No, ho già dato e per ognuno c’è il suo tempo».
Battaglia sacrosanta
Da sindaco di Leno mi hanno commissariato: non firmai l’atto di ingresso coatto nell’Ato