Carcere, l’appello della direttrice: abbiamo bisogno di mediatori culturali
Borghesi conferma: sedici milioni per progettare una nuova struttura
Francesca Paolo Lucrezi da settembre fa il «doppio» lavoro: nell’ambito del riordino voluto dal ministero delle carceri italiane, le strutture di Brescia (Verziano e Canton Mombello) sono tornate ad un unico dirigente. Così, mentre Francesca Gioieni direttrice di Canton Mombello è finita nell’ «isola felice» di Trento (carcere nuovo e ipertecnologico), alla dottoressa Lucrezi, già a capo della Casa di reclusione di via Flero è toccato la «patata bollente» della Casa circondariale «Nerio Fischione», una struttura vetusta e obsoleta che va riconvertita. «Lavoriamo in condizioni molto difficili» ha ricordato ieri la direttrice in una delle sue prime uscite pubbliche dopo la nomina, in occasione del convegno organizzato dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sinappe) a Desenzano dal titolo: «Carcere e sicurezza sul territorio, quale mission per la società». «Non ci sono solo le condizioni fatiscenti della struttura che rendono problematica la qualità della vita dei detenuti e degli agenti che vi operano, ma anche il contesto sociale che si è sviluppato all’interno del carcere».
L’alta percentuale di detenuti stranieri e il ricrearsi negli ambienti angusti di un penitenziario delle dinamiche che rendono spesso alcune etnie incompatibili tra loro all’interno dei quartieri cittadini sono problemi che rendono ogni giornata una sfida. «In carcere — ha osservato Lucrezi — si ripropongono faide e tensioni, che si fatica a governare. Ecco perché abbiamo bisogno di mediatori culturali, di gente capace di sanare le situazioni di crisi, di disinnescare quelle problematiche che rischiano di deflagrare in ogni momento». Ma le carceri — è emerso dal convegno organizzato da Antonio Fellone - hanno da tempo anche un problema aggiuntivo. «Ospitiamo malati psichiatrici che dovrebbero finire nelle Rems e non dovrebbero stare in carcere — ha spiegato la direttrice —. Questo è un problema grave, sul quale chiediamo alla politica di intervenire prima che succeda l’irreparabile come è accaduto recentemente (il riferimento è alla detenuta di Rebibbia che ha gettato i figli dalle scale, ndr)».
E la politica promette di lavorare per migliorare la situazione. «Sul nuovo carcere ci sono 16 milioni per iniziare il progetto, tocca a noi far ripartire l’iter. Mi chiedo perché non lo si è fatto nella precedente legislatura» ha ribadito il senatore leghista Stefano Borghesi.