«Non fu associazione eversiva» Assolto nel processo d’appello il secessionista «armaiolo»
Per lui non finisce qui. Ma quantomeno il «filone» bresciano di questa vicenda segna uno spartiacque. Di casa a Palazzolo, 38 anni, Michele Cattaneo è accusato (anche) di essere l’armaiolo dei Secessionisti moderni: imputato di associazione sovversiva dell’ordine democratico dello Stato, fu l’unico a scegliere il rito abbreviato in primo grado, fu condannato nel febbraio scorso a due anni (senza sospensione della pena). Sentenza ribaltata in appello: dopo ben cinque ore in camera di consiglio, la Corte d’assise (presidente Enrico Fischetti, a latere Massimo Vacchiano) lo ha assolto «perché il fatto non sussiste».
Insieme ad altri 23 Serenissimi lombardo veneti, Cattaneo fu arrestato il primo aprile del 2014 e rimase in carcere un paio di settimane prima della decisione del Tribunale del Riesame. Il 30 ottobre però sarà di nuovo in aula, stavolta a Rovigo — dove il fascicolo è stato trasmesso per competenza territoriale — per l’udienza preliminare che lo vede imputato di aver costruito il cannoncino del «Tanko» rudimentale che stando alle indagini il gruppo di secessionisti aveva intenzione di utilizzare per occupare piazza San Marco e che il Ros quattro anni fa sequestrò in un capannone a Casale di Scodosia, in provincia di Padova. E se il sostituto procuratore generale Marco Martani aveva chiesto la riduzione della condanna a un anno, proprio l’avvocato difensore Luca Azzano Cantarutti (del foro di Rovigo) in udienza ieri ha prodotto la sentenza «di non luogo a procedere» emessa dal tribunale della sua città nei confronti di tutti i presunti secessionisti accusati, come il suo assistito, di aver partecipato a un’organizzazione sovversiva, «perché affinché questo reato sussista, l’associazione deve essere violenta e idonea alla sovversione dell’ordine dello Stato. Per il gup non c’erano nè una nè l’altra. non era prevista, insomma, alcuna forma di violenza, così come non possiamo parlare di idoneità visti i mezzi a disposizione» ha sostenuto la difesa definendo il Tanko una «ruspa rudimentale peraltro in fase di costruzione» e chiedendo — e ottenendo — l’assoluzione. «Per noi una grande soddisfazione. Da un lato è stato ribadito l’equilibrio rispetto agli altri coimputati e, soprattutto, è stato certificato ancora una volta che l’associazione non era affatto sovversiva».
Se ne riparla alla fine di ottobre, per rispondere della fabbricazione della bocca di fuoco del carroarmato: un filone d’inchiesta veneto che conta 17 indagati in tutto i quali rispondono di fabbricazione e detenzione illegale di un allestimento artigianale potenzialmente offensivo.