Monsignor Mario Delpini: «Credeva molto nei giovani»
La grandezza di Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano dal 1954 all’anno della sua elezione a papa, nel 1963, sta nella capacità di leggere il presente come tempo propizio per l'evangelizzazione in un mondo che pone questioni drammatiche su cui la Chiesa ha molto da dire. Lo ha detto nei giorni scorso il successore di Paolo VI su quella che fu la cattedra di Sant’Ambrogio, l'arcivescovo Mario Delpini, che ha chiamato tutti a riflettere sulla figura del Papa bresciano nella Cappella Arcivescovile. «Mi pare che la sua fiducia nell'intelligenza come risorsa, nella ragione come strumento per cercare la verità sia particolarmente urgente oggi, epoca in cui la verità è prevaricata dalla notizia e l'intelligenza dalla ragione - ha spiegato Delpini Egli fu poi molto attento ai giovani e credo che la sua convinzione che le nuove generazioni possano essere un promessa di novità per chiesa e società debba essere ripetuta ancora oggi». «La chiave di lettura dell'episcopato di Montini a Milano sta nel suo tentativo di ricostruire il rapporto difficile tra la religione la modernità - ha ricordato nell’occasione anche Giorgio Vecchio, ordinario di Storia contemporanea e direttore del Dipartimento di Storia all'Università di Parma - Da vescovo fa della città lombarda in tumultuosa e spesso ingovernabile trasformazione, il posto giusto dove sperimentare il rapporto proficuo tra la Chiesa e la civiltà moderna, nonostante i limiti che gli venivano imposti dal Vaticano».
Il professore ha spiegato che «Montini punta sulla cura della liturgia, della predizione