I Montiglio Taglierini e la lettera (di Ada Negri) ritrovata
Il capostipite notaio, i discendenti medici, avvocati, ingegneri, architetti: l’imprinting socio-culturale di una storica famiglia camuna è raccolto qui, fra i ritratti di fine Ottocento, le porcellane servite a tavola ai Savoia in visita privata, le armi del garibaldino di casa, parente acquisito, Giovanni Zanoncelli.
La storia dei Montiglio Taglierini, brenesi doc — seppur in origine provenienti dalle valli di Borno — è protagonista della mostra che dal 14 ottobre al 4 novembre rimarrà esposta nella chiesta di S. Antonio a Breno. S’intitola «Montiglio Taglierini – Storia, opere e collezioni di una famiglia camuna» e nasce da un’idea di Ugo Calzoni con la curatela scientifica di Federico Troletti, direttore del Camus – Museo di Breno.
Esposti vi sono i pezzi più singolari legati alle vicende personali e alle frequentazioni sociali di questa dinastia locale: quadri, armi, documenti, oggetti preziosi e corredi.
All’apparenza cimeli di una famiglia altolocata, più o meno significativi, tanto cari agli eredi, meno forse a un pubblico esterno.
Ma l’impressione iniziale di una wunderkammer di arredi e oggetti conservati come «reliquari affettivi», che trasversalmente collega secoli e ramificazioni familiari, si rivela invece un primo passo per scoprire, grazie alla guida appassionata del curatore, un’affascinante rete di collegamenti, connessioni e innesti che apre le porte alla visita di una mostra nella mostra: quella delle suggestioni storiche e artistiche, evocate dai vari pezzi della collezione che suggeriscono al visitatore di osservare e immaginare, componendo a sua volta i tasselli di una storia intrigante e inedita.
Spiega Federico Troletti: «La metodologia impiegata nella realizzazione della mostra ha permesso di affrontare vari filoni d’indagine con una visione organica, ottenendo in molti casi una precisa corrispondenza tra opere d’arte, eventi storici, documenti fotografici e cartacei».
Un esempio emblematico è rappresentato dalla poesia autografa di Ada Negri, scritta in corsivo su un foglio ingiallito e ispirata al dipinto (esposto in mostra) del «Vegliardo».
Il documento fu conservato nel retro dell’opera da un membro della famiglia Montiglio Taglierini: «All’illustre comm. Zanoncelli, possessore del magnifico quadro — scrive la poetessa — che ha ispirato questi poveri versi, l’autrice dedica il suo modesto lavoro».