Museo Musil altro ricorso Apre nel 2020
Socim si appella al Consiglio di Stato
Dovrà passare almeno un anno e mezzo prima che il Musil, destinato ad innescare il riscatto del comparto Milano, possa aprire i battenti. La Socim Spa di Napoli, giunta seconda alla gara indetta per realizzare il primo lotto del museo, il 6 settembre si è vista rigettare il suo ricorso al Tar contro l’aggiudicazione dei lavori al raggruppamento emiliano formato dal Consorzio Integra e coop Arco Lavori; ora ha impugnato la sentenza davanti al Consiglio di Stato, contestando lo sconto offerto dai vincitori in termini economici e temporali. Passeranno almeno 5 mesi prima dell’ennesimo giudizio e dell’avvio dell’opera, attesa da 14 anni.
L’appello al «buon senso» lanciato da Aldo Rebecchi, presidente della Fondazione Micheletti, è caduto nel vuoto. La Socim Spa, ditta di costruzioni di San Sebastiano al Vesuvio (Na), arrivata seconda nella gara per la realizzazione del museo Musil, ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza emessa il 6 settembre dal Tar di Brescia, il quale ha confermato la correttezza della gara vinta dal raggruppamento temporaneo di imprese composto da Consorzio Integra di Bologna e Cooperativa Arco Lavori di Ravenna. In breve: i cantieri non potranno iniziare che nel 2020 inoltrato, ritardando di altri mesi una struttura attesa da anni dalla città, già finanziata (dalla società Basileus) e che sarebbe volano per la rigenerazione del comparto Milano, tra via Industriale, via Eritrea e via Stefana.
E pensare che i giudici del Tar hanno nettamente legittimato di Basileus, che aveva scelto come commissari di gara i presidenti degli ordini degli Architetti e degli Ingegneri: «Per l’aggiudicazione è stato scelto il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità prezzo; i parametri sono la qualità dell’offerta stessa, il ribasso rispetto alla base d’asta e la riduzione del tempo di esecuzione». Insomma, lo sconto offerto dalle imprese emiliane (5,6 miloni su una base d’asta di 7,3 per la realizzazione di sala espositiva, uffici, servizi e impianti tecnologici) era corretto, anche se Socim contestava «l’inaffidabilità della quantificazione degli oneri di sicurezza aziendale indicati» e «l’eccessiva riduzione del numero di ore lavorate». La prima classificata ha offerto uno sconto sulla tempistica del 30,4% (il museo sarebbe realizzato in 11 mesi) contro il 20% di Socim: «La ricorrente per sostenere l’inaffidabilità della proposta del controinteressato avrebbe dovuto dimostrare che non è possibile raggiungere un simile livello di produttività neppure per imprese che dispongano di personale esperto e ben organizzato» hanno sottolineato i giudici.
Ora si apre il tema della tempistica: quanto impiegheranno i giudici romani per accogliere o rigettare il ricorso? I tempi medi di una sentenza dal 2010 ad oggi sono scesi di molto (sotto i 200 giorni). Valga il precedente dell’affidamento della progettazione per la messa in sicurezza del sito aziendale Caffaro: il ricorso di ST&A e Montana Spa nel dicembre 2017 venne respinto a fine aprile 2018. Se i tempi fossero gli stessi, i lavori del Musil potrebbero partire nella primavera del 2019. Possibile quindi che per la primavera 2019 i lavori possano partire.
Resta aperto il tema del sistema malato degli appalti pubblici che concede alle imprese perdenti garanzie di legalità, ma non prevede meccanismi (anche sanzionatori) per disincentivare i ricorsi temerari. Con grande svantaggio per tutti: imprese e collettività. C’è da sperare che non si viva la stessa tempistica per il secondo lotto del museo (ingresso e corridoi pedonali), che vale 4,7 milioni e che sarà appaltato una volta aperti i cantieri.