Paolo VI santo In piazza l’omaggio dei bresciani al papa mite
La sfida del vescovo Tremolada: lui crescerà in stima affetto e devozione
Sono arrivati in oltre cinquemila in piazza San Pietro per assistere, oggi, alla cerimonia di canonizzazione di Paolo VI, per tributare al loro papa mite, spesso dimenticato, un grande omaggio di riconoscenza. «Stima, affetto e devozione» spiega il vescovo Tremolada «destinati a crescere».
«Ad onore della Santissima Trinità, per l’esaltazione della fede cattolica e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli nell’Episcopato, Dichiariamo e definiamo Santi i Beati Paolo VI, Oscar Arnulfo Romero Galdámez, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù March Mesa e Nunzio Sulprizio e li iscriviamo nell’Albo dei Santi, stabilendo che in tutta la Chiesa essi siano devotamente onorati tra i Santi».
Toccherà a Papa Francesco, pochi minuti prima delle undici pronunciare la formula con la quale la Chiesa cattolica canonizzerà Paolo VI e altri sei beati. Sul sagrato della basilica vaticana ci saranno oltre cinquemila bresciani, accanto a duemila fedeli milanesi, dove Giovanni Battista Montini fu arcivescovo prima dell’elezione al pontefice. La delegazione più numerosa, non poteva essere altrimenti, è quella di Concesio dove il Papa bresciano è nato nel 1897; quella più lontana è un gruppo di sacerdoti dell’Ecuador al seguito del vescovo bresciano Lorenzo Voltolini, originario di Poncarale e all’ultima «missione» da arcivescovo metropolita di Portovejo, prima di diventare monaco trappista.
Ieri buona parte di questi pellegrini bresciani si sono dati appuntamento al Santuario del Divino Amore a Roma. È stata l’occasione per il vescovo Pierantonio Tremolada per lanciare alcuni spunti di riflessione sulla figura del 47esimo santo bresciano e per far partecipi i fedeli di un auspicio che ha il sapore della sfida: «Paolo VI — ha detto il vescovo - crescerà in stima, affetto e devozione». «Molti nella Chiesa sono già consapevoli della sua grandezza. Altri ancora, sempre di più, lo saranno negli anni a venire» ha osservato il presule bresciano che alla volta di Roma è partito venerdì con una voluminosa cassetta di legno al seguito nella quale è custodita la maglietta intrisa di sangue indossata da Paolo VI a Manila, quando uno squilibrato lo accoltellò in modo non grave. Quella maglietta oggi verrà esposta a fianco dell’altare durante la cerimonia di canonizzazione. Quella di stamattina per la figura di Paolo VI non è tanto un punto di arrivo, ma un punto di partenza: il modo con il quale può manifestarsi alla Chiesa universale in tutta la sua grandezza. «Paolo VI — ha ribadito il vescovo Tremolada — è stato un uomo ricco di sapienza. È stato un uomo dal cuore libero, realmente povero, purificato da un esercizio quotidiano di umiltà, ultimo di tutti mente occupava il posto più alto. Non mancarono a lui le prove e queste fecero di lui un vero uomo di Dio, un discepolo mite e tenace di Cristo».
Un uomo timido e riservato a tal punto che (ricordò il cardinale Carlo Maria Martini in un discorso pubblicato nel 2008 e recentemente riproposto dalla rivista «Aggiornamenti sociali») il segretario Pasquale Macchi in occasione di qualche udienza pubblica faceva una sorta di catechesi agli astanti: «raccomandando — scrive Martini — dopo i discorsi di non avvicinarsi al Papa perché altrimenti si sarebbe sentito senza fiato. bisogna lasciargli spazio». Chissà come si sarebbe sentito davanti ad una piazza gremita come quella di oggi e a tanti tributi d’affetto. Perché, ha ricordato ancora il cardinal Martini: «Paolo VI non era tanto l’uomo per le masse, ma l’uomo del dialogo personale. In questo aveva una capacità di ascolto straordinaria». Come fanno i padri premurosi. E oggi, lo ha lasciato intendere il vescovo Tremolada, Brescia è pronta a sentirsi la figlia grata di un padre discreto, ma sempre presente.
La delegazione Il gruppo più numeroso è quello di Concesio quello più lontano arriva dall’Ecuador