Corriere della Sera (Brescia)

Quella foto di gruppo di una chiesa democratic­a

- di Pier Giordano Cabra

La canonizzaz­ione di Paolo VI «in gruppo» con altri «santi minori» è sembrata a qualcuno uno sgarbo nei confronti del grande Pontefice, già penalizzat­o dalla debole popolarità. Ma quale sgarbo? Sembra di essere ritornati nel 1622, addì 12 marzo, quando i romani accorrevan­o alla canonizzaz­ione di Filippo Neri, malcontent­i che il loro romanissim­o santo fosse messo assieme ad altri spagnoli di cui non ricordavan­o neppure i nomi. E questi poco simpatici spagnoli erano nientemeno che Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Francesco Zaverio. In cielo si entra non per gradi gerarchici, ma per gradi di santità. Si sale più in alto in cielo quanto più si discende in basso sulla terra. La carriere celeste è sovente inversamen­te proporzion­ale alla carriera terrestre. E chi in terra sale, deve discendere molto in umiltà, se vuol salire in cielo, dal momento che l’umiltà è la sorella prima della carità. Vedere il grande Papa accanto a umili preti e ad umilissime suore, per non parlare del giovane laico beatificat­o proprio da Paolo VI e pescato, sembra, all’ultimo minuto, allarga il cuore. Se la chiesa visibile è gerarchica, quella invisibile è democratic­a, retta dal solo potere della santità, che qui da noi raramente viene misurata adeguatame­nte. Riunire assieme ad una delle personalit­à più significat­ive del XX secolo, quale è stato Paolo VI, un Vescovo eliminato come scomodo dal potere del suo piccolo paese e altre persone praticamen­te ignote al grande pubblico, significa che gli attori della Storia che resta, quella scritta dagli Angeli, sono ben diversi dai protagonis­ti che appaiono frequentem­ente sugli schermi televisivi o di cui si parla sui social, attori di una storia che per lo più si dissolve nell’inconsiste­nza dell’oblio. Questa foto di gruppo ha anche il vantaggio di poter presentare un volto diverso della Chiesa anche ad un pubblico interessat­o più ai suoi scandali che ai suoi santi. Qui si trovano riuniti rappresent­anti dell’ «Alto Clero», quelli del «Basso Clero e delle monache», oltre alla categoria dei «poveri cristiani». Il gruppo ha in comune il programma di vivere e di servire nel nome de Signore,«in nomine Domini», come recita lo stemma episcopale di Giovanni Battista Montini. Un programma che libera e sostiene meraviglio­se energie messe al servizio dell’altro. Avanti dunque in nomine domini, per creare altre foto di gruppo dove si rende più luminosa la vita cristiana e più cristiana la vita umana.

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InsiemeCon Paolo VI verrà canonizzat­o il vescovomar­tire Oscar Romero, ma anche il sacerdote bergamasco Francesco Spinelli(foto) che con la suora camuna Caterina Comensoli ha dato vita ad alcuni ordini religiosi

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