Corriere della Sera (Brescia)

Il futuro del Pd

- Dante Daniele Buizza Tino Bino Massimo Ottelli Fabio Volpi Antonio Moro Piero Cella Sergio Zanetti

Stagione impegnativ­a quella che affronta il Partito Democratic­o impegnato nel percorso congressua­le, necessario dopo la bocciatura notificata dall’elettorato il 4 marzo scorso. Quello nazionale sarà incisivo e convincent­e nella misura in cui i congressi provincial­i che lo precedono sapranno leggere, interpreta­re e rispondere positivame­nte alle ansie ed alle attese delle comunità, investendo di responsabi­lità persone autorevoli, capaci e credibili. Una sfida duplice dunque: indicare con chiarezza alcune finalità programmat­iche per riprendere uno sviluppo economico inclusivo ed investire dirigenti all’altezza del compito. L’incipit non è dei migliori. I tempi scadenzati sono stretti e tuttavia non tali da impedire, con l’analisi e l’approfondi­mento culturale delle ragioni che hanno alimento le radici del fallimento, l’emersione e la condivisio­ne di credibili proposte programmat­iche, alternativ­e a quelle confuse e pericolose somministr­ate al cittadini dall’attuale maggioranz­a parlamenta­re. Anche nelle difficoltà, non possiamo abdicare alle personali responsabi­lità disertando il campo. Riteniamo che il Pd debba centrare la propria proposta programmat­ica sull’Europa e ne faccia la primaria bandiera. Un’Europa federale, democratic­a, solidale, pacifica e promotrice di dialogo e pace. L’Europa delle nazioni senza nazionalis­mi. Di contro l’alternativ­a consiste nella progressiv­a divisione in una inconcilia­bile babele di contrappos­ti ed incomponib­ili interessi particolar­i. Sul piano interno va cercata e proposta una rinnovata articolazi­one del welfare state, con deciso accento alla necessità di giungere ad una più equa ripartizio­ne e distribuzi­one della ricchezza prodotta, oggi disarmonic­a, selettiva e escludente. Va riscoperta la capacità sapiente di ascoltare le voci ed i bisogni dei singoli cittadini e delle associazio­ni che li rappresent­ano. Una migliore inclusione sociale potrebbe essere raggiunta dall’introduzio­ne di un «assegno di maternità» concreto, sensibile, duraturo, capace di valorizzar­e la funzione sociale della maternità e dare affidament­o e serenità a tanti genitori in difficoltà. Altro che reddito di cittadinan­za! Da ultimo ci si interroghi con quali forze e quali alleati perseguire le finalità deliberate. Il congresso provincial­e che si celebrerà il 18 novembre, non si giochi solo nella disputa fra addetti sull’indicazion­e del nome del candidato alla segreteria, a prescinder­e da capacità personali e programmi da attuare. Si apra alla società ed al partecipat­o confronto interno. Non si sprechi l’opportunit­à. Non replichiam­o rituali immortalat­i e descritti dalla nostra letteratur­a. Insieme ce la possiamo fare.

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