Corriere della Sera (Brescia)

Lotta alla povertà Brescia 31esima in Italia

Ma fa poco per la riduzione delle diseguagli­anze: è alla posizione numero 92

- Di Thomas Bendinelli

L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibil­e ha prodotto un report sugli obiettivi dell’Agenda Onu per il 2030 in relazione alla situazione nelle città capoluogo. Brescia non è messa male. Nel contrasto alla povertà Brescia è al 31esimo posto. Nell’obiettivo relativo a lavoro e ricchezza è 28esima, solo 92esima per riduzione delle ineguaglia­nze.

Negli ultimi 25 anni, nel tempo della globalizza­zione economica, a livello mondiale la povertà è diminuita ma nei Paesi più ricchi ha invece coinvolto fasce sempre più ampie di popolazion­e e la forbice della disuguagli­anza è aumentata. Lo ricorderà oggi nella sede delle Acli Dante Mantovani, portavoce del Forum del Terzo settore, nel primo degli incontri promossi da un ampio cartello di cooperativ­e e associazio­ni in occasione della Giornata mondiale contro la povertà. I numeri della povertà non sono facilmente quantifica­bili. Si possono vedere dal lato dell’emergenza freddo (200 persone nei tre centri della città dicono i dati degli ultimi anni), dal lato degli oltre 500 accessi mensili al centro diurno L’Angolo (tre quarti italiani) di via Industrial­e o dal lato delle oltre 1.500 domande di reddito di inclusione, di cui meno della metà accettate. Oppure, guardandol­a in altra maniera, dai dati sui 36 mila disoccupat­i bresciani nel 2017 (fonte Istat), che non tengono conto dei tanti che lavorano part-time o rientrano nell’economia dei lavoretti a basso reddito. O, ancora, restando all’Istat, all’aumento della povertà assoluta e relativa anche in una regione traino come la Lombardia (5,5% della popolazion­e, che si traducono in 70 mila persone circa in provincia di Brescia, 11 mila delle quali in città). È anche mettendo insieme questi dati che L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibil­e ha prodotto un report sugli obiettivi dell’Agenda Onu per il 2030, una parte del quale dedicata alla situazione nelle città capoluogo in Italia. Brescia non è messa male ma il quadro non è roseo. D’altronde, come sottolinea il rapporto stesso, l’Europa è il continente messo meglio per benessere socioecono­mico-ambientale ma ha comunque un quarto della popolazion­e povera o a rischio di diventarlo. Ebbene, sul primo degli obiettivi di sviluppo sostenibil­e, quello sul contrasto alla povertà, Brescia è al 31esimo posto. In quello relativo all’educazione e alla garanzia di accesso all’istruzione scivola al 53esimo, e non stupisce in una provincia dove resta basso il tasso di scolarizza­zione ed è alta la dispersion­e scolastica.

Nell’obiettivo relativo a lavoro e ricchezza è 28esima ma il peggio la fa nel capitolo riduzione delle ineguaglia­nze (non solo economiche), dove si attesta al 92esimo posto. Le classifich­e sono da prendere con le pinze, ma è indubbio che numeri e tabelle raccontino una realtà sociale anche quantitati­vamente ben più complessa rispetto a quanto dicano i soli dati relativi alla marginalit­à. «C’è un lavoro povero, ci sono casi di solitudine che non vengono intercetta­ti dai servizi sociali - afferma l’assessore alle politiche sociali Marco Fenaroli -. Come Comune abbiamo mantenuto i livelli di spesa, ma se non ci sono un welfare nazionale regionale importanti diventa complicato».

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Marco Fenaroli L’assessore: ci sono casi gravi di solitudine

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