Lotta alla povertà Brescia 31esima in Italia
Ma fa poco per la riduzione delle diseguaglianze: è alla posizione numero 92
L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ha prodotto un report sugli obiettivi dell’Agenda Onu per il 2030 in relazione alla situazione nelle città capoluogo. Brescia non è messa male. Nel contrasto alla povertà Brescia è al 31esimo posto. Nell’obiettivo relativo a lavoro e ricchezza è 28esima, solo 92esima per riduzione delle ineguaglianze.
Negli ultimi 25 anni, nel tempo della globalizzazione economica, a livello mondiale la povertà è diminuita ma nei Paesi più ricchi ha invece coinvolto fasce sempre più ampie di popolazione e la forbice della disuguaglianza è aumentata. Lo ricorderà oggi nella sede delle Acli Dante Mantovani, portavoce del Forum del Terzo settore, nel primo degli incontri promossi da un ampio cartello di cooperative e associazioni in occasione della Giornata mondiale contro la povertà. I numeri della povertà non sono facilmente quantificabili. Si possono vedere dal lato dell’emergenza freddo (200 persone nei tre centri della città dicono i dati degli ultimi anni), dal lato degli oltre 500 accessi mensili al centro diurno L’Angolo (tre quarti italiani) di via Industriale o dal lato delle oltre 1.500 domande di reddito di inclusione, di cui meno della metà accettate. Oppure, guardandola in altra maniera, dai dati sui 36 mila disoccupati bresciani nel 2017 (fonte Istat), che non tengono conto dei tanti che lavorano part-time o rientrano nell’economia dei lavoretti a basso reddito. O, ancora, restando all’Istat, all’aumento della povertà assoluta e relativa anche in una regione traino come la Lombardia (5,5% della popolazione, che si traducono in 70 mila persone circa in provincia di Brescia, 11 mila delle quali in città). È anche mettendo insieme questi dati che L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ha prodotto un report sugli obiettivi dell’Agenda Onu per il 2030, una parte del quale dedicata alla situazione nelle città capoluogo in Italia. Brescia non è messa male ma il quadro non è roseo. D’altronde, come sottolinea il rapporto stesso, l’Europa è il continente messo meglio per benessere socioeconomico-ambientale ma ha comunque un quarto della popolazione povera o a rischio di diventarlo. Ebbene, sul primo degli obiettivi di sviluppo sostenibile, quello sul contrasto alla povertà, Brescia è al 31esimo posto. In quello relativo all’educazione e alla garanzia di accesso all’istruzione scivola al 53esimo, e non stupisce in una provincia dove resta basso il tasso di scolarizzazione ed è alta la dispersione scolastica.
Nell’obiettivo relativo a lavoro e ricchezza è 28esima ma il peggio la fa nel capitolo riduzione delle ineguaglianze (non solo economiche), dove si attesta al 92esimo posto. Le classifiche sono da prendere con le pinze, ma è indubbio che numeri e tabelle raccontino una realtà sociale anche quantitativamente ben più complessa rispetto a quanto dicano i soli dati relativi alla marginalità. «C’è un lavoro povero, ci sono casi di solitudine che non vengono intercettati dai servizi sociali - afferma l’assessore alle politiche sociali Marco Fenaroli -. Come Comune abbiamo mantenuto i livelli di spesa, ma se non ci sono un welfare nazionale regionale importanti diventa complicato».