Eroina a chili in Valcamonica Nove in manette
Valore stimato: mezzo milione di euro. La «raffineria» di eroina nella Bergamasca
Avrebbe dovuto essere — come la chiamano gli addetti ai lavori — un inserimento in sicurezza nello scambio di un chilo di cocaina. Che certo non è poco. Ma praticamente in tempo reale si è trasformata in una maxi operazione che ha consentito «di disarticolare un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga, da piazzare poi in Valcamonica e sul Sebino», spiega il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Luciano Magrini. Snocciolando i numeri di un’inchiesta (coordinata dal pm Claudia Moregola) condotta dai colleghi di Breno e Clusone (Bergamo): nove persone in manette (cinque albanesi e quattro italiani) e 24 chili di droga sotto sequestro per un valore di mercato di circa mezzo milione di euro — nel dettaglio 12,5 di eroina, 10 di marijuana, un chilo di cocaina, 500 grammi di oppio. Oltre a 70 mila euro in contanti.
Sotto la lente degli investigatori, per primo, è finito Saimir Sallaku, albanese di 44 anni di casa a Sale Marasino, fratello del patron del Darfo calcio — che gli inquirenti hanno definito il «trade union» del giro criminale, tra fornitori e clienti. L’hanno beccato in flagranza fuori dal suo capannone nella zona industriale di Pian Camuno: appuntamento con tre connazionali arrivati a bordo di una Mercedes direttamente da Osio Sotto (uno da Milano). Erano Agim Bejko, pensionato di 69 anni, il figlio Enkelejd di 44 e l’amico Roland Tusham un anno più giovane. Dopo aver ricevuto da loro «il pacco», si è allontanato di poche decine di metri, per consegnarlo ad altri due, bresciani: un uomo di 71 anni (di Pisogne, con precedenti) e un operaio di 37, di Esine, che in mano aveva una borsa con 41 mila euro cash, pronto per pagare. Tutti fermati dai carabinieri. Anche nel suv dei «corrieri» bergamaschi c’erano 26 mila euro, nascosti in un vano ricavato sotto il bracciolo anteriore.
Da lì è scattata la perquisizione domiciliare. Con sorpresa. Perché in provincia di Bergamo l’eroina era un affare di famiglia, per così dire: i Bejko, il loro appartamento, in una palazzina a Osio Sotto, l’avevano trasformato in una vera e propria raffineria (la moglie, 68 anni, è poi stata scarcerata). In casa avevano una pressa idraulica semiprofessionale, una macchina per il sottovuoto e il materiale utile al confezionamento della droga. Sotto il letto matrimoniale, in una scatola avvolta in una coperta, ecco 12,5 chili di eroina — valore al dettaglio, circa 400 mila euro — oltre all’oppio e a 50 grammi di cocaina, spiega il comandante della stazione di Clusone, Diego Lasagni, accanto al collega di Breno, il capitano Filiberto Rosano, che «in perfetta sinergia» hanno condotto le indagini.
Ultimo sopralluogo a Piancogno, nel garage in uso al figlio del 71enne che aveva comprato la cocaina a Pian Borno (ha 48 anni e vive ad Artogne): dentro, nei sacchi di plastica, c’erano altri dieci chili di marijuana. Costati l’arresto al 48enne di Artogne e a un amico di Piancogno.
Le indagini continuano per ricostruire la filiera, ma definendo «inquietanti» i sequestri, il colonnello Magrini non lo nasconde: «Ci preoccupa che quantità di droga così ingenti fossero destinati alla piazza bresciana».