Alla mia età la tecnica non conta
Arcadi Volodos volteggia sulle note di Schubert, Rachmaninov e Scriabin
Non è l’unico virtuoso che minimizza sulla sua tecnica funambolica, ma ascoltare certe affermazioni da parte sua fa ancora più effetto perché quando siede al pianoforte fa cose letteralmente strabilianti. Basta guardare su youtube la sua versione «aumentata» della Marcia «alla turca» di Mozart, o un brano a quattro mani di Rachmaninov che lui beatamente esegue con le sue dieci dita, o una sua trascrizione che complica ulteriormente quella già pirotecnica firmata da Horowitz sulla «Macia nuziale» di Mendelssohn. Già, perché da quando ha vent’anni Arcadi Volodos si sente additare come «il nuovo Horowitz»; e per comprenderne il motivo basta andare questa sera in Conservatorio, dove è ospite della Società dei Concerti. Ma appunto il 66enne russo rigetta il paragone come (quasi) ogni riferimento al suo virtuosismo.
«Il paragone con Horowitz risale a un quarto di secolo fa, ora lo sento stretto: per me non esiste musica virtuosistica o musica facile, esistono la musica geniale e quella menulla; diocre. Credo che anche la parola “difficile” non dovrebbe essere utilizzata, non c’entra nulla perché la dimensione a cui dobbiamo tendere noi interpreti non è quella tecnica ma quella metafisica; non mi piace neppure la parola “studiare” perché richiama al lavoro sulla tecnica, ma alla mia età la tecnica non significa Busoni diceva che le nostre vite sono troppo corte per avvicinare la “Hammerklavier” di Beethoven. E tanto più la parola “difficile” non c’entra quando abbiamo a che fare con geni come Schubert, Rachmaninov e Scriabin».
A loro è dedicato il programma che parte dal viennese (Sonata D 157 e i «Moments musicaux»), continua con una sontuosa antologia di Rachmaninov tra «Etude-Tabelaux» e Preludi e culmina con cinque evocative pagine di Scriabin, tra cui «Caresse dansée» e «Vers la flamme». «Non mi chieda che cosa preferisco in loro perché non saprei rispondere: i geni hanno dentro la loro musica talmente tanti aspetti che non si può che goderli tutti assieme. E non mi chieda neppure un paragone: penso sia impossibile comparare talenti di tale spessore perché rappresentano universi immensi e diversi; ora viviamo in un periodo dove tutto viene paragonato, ma è così bello entrare in un mondo e guardarsi attorno, ammirarlo per quanto bello è di per sé, senza doverlo per forza metterlo a confronto con altri mondi». Lui non vi entra, vi è immerso: «La musica risuona costantemente nella mia testa. Quando mi alzo al mattino la sento già risuonare dentro; la musica è la mia vita, per me è come respirare».