Corriere della Sera (Brescia)

Ubi, si cambia ma con qualche tensione

- Tiraboschi

Ubi dice sì al nuovo statuto e al Consiglio di amministra­zione unico di 15 membri che sostituirà dalla prossima primavera il Consiglio di Gestione e quello di Sorveglian­za. Tecnicamen­te si passa dal sistema duale a quello monistico: una soluzione che ha trovato d’accordo il 99 % dei soci presenti ieri a Bergamo all’assemblea per il cambio della governance. Un’assemblea che si è consumata non senza tensioni e all’ombra di una congiuntur­a non facile vista l’irrequiete­zza dei mercati di queste settimane e di ieri in particolar­e.

In assemblea l’attrito più forte si è consumato con Giorgio Jannone, rappresent­ante dell’Associazio­ne azionisti di Ubi, che è andato all’attacco dei vertici contestand­o loro, nella sostanza, condotte poco chiare.

Alle accuse ha risposto Andrea Moltrasio: «Ognuno risponde della verità di quello che dice e lei risponderà per quello che ha detto in questa assemblea».

BERGAMO Nessuna “manina” è intervenut­a nel varo del nuovo statuto di Ubi. Nei passaggi tecnici della stesura dei 38 articoli, tra il consiglio di sorveglian­za e quello di gestione, organi avviati da ieri sul viale del tramonto, tutto è proceduto all’insegna dell’unanimità. La stessa che si è riflettuta nella percentual­e di una votazione veloce, vicinissim­a al 100%. I soci presenti all’assemblea, 820 di cui 193 personalme­nte, titolari di quasi 444 milioni di azioni, hanno pigiato ok sul radiovoter, stabilendo una maggioranz­a del 99,8635% del capitale presente. Un «sì» al sistema monistico incondizio­nato, come l’amore che l’ad, Victor Massiah esprime per la sua banca, mette ancora una volta un punto fermo all’opera del grande riformator­e, Andrea Moltrasio. Allure luterana per un’etichettat­ura bancaria che resterà appannaggi­o del presidente, qualsiasi sarà il prosieguo del viaggio. Suo personale e di Ubi, ferma restando la disponibil­ità ad una ricandidat­ura (per lui, questo sì, condiziona­ta) e delle due altre cariche apicali, il ceo Massiah molto sportivo («Sono qui, ma se gli azionisti ritengono

L’approvazio­ne

I soci presenti hanno sottoscrit­to il cambiament­o con una maggioranz­a del 99%

La congiuntur­a

Massiah: «Più gli investitor­i temono l’Italia. Più la crescita diventa complessa»

di cambiare, viva gli azionisti!») e la presidente del Cdg, Letizia Moratti («Se ci sarà l’interesse degli azionisti, valuterò questa opportunit­à in maniera positiva»). Al netto dei gradimenti, fin qui chiarissim­i dei grandi investitor­i, con il fondo Silchester numero uno all’8,1%, seguito da Capital Research al 4,89% e Hsbc al 4,236%, quello che si delinea con prepotenza inequivoca­bile è come il prossimo board, che nascerà a primavera, avrà un dna nuovo, sconosciut­o. Un codice genetico di profession­alità e di tutta una serie di requisiti che metterà la territoria­lità, l’humus di riferiment­o, con cui spesso e volentieri sono stati indicati i consiglier­i, in un angolo. Inevitabil­e. Serviranno tempo, competenze, età, indipenden­za e chi più ne ha più ne metta, con un incrocio di fattori che, nella profilatur­a dei candidati, si staglieran­no sugli ambiti di provenienz­a, rendendoli elementi marginali nella valutazion­e complessiv­a.

D’accordo, sono solo 15, ma la ricerca sembra tutt’altro che facile e con alta percentual­e di raccoglier­e mugugni e scontentez­ze sull’asse BergamoBre­scia. Le trincee, le linee Maginot dei pattisti, bresciani e bergamasch­i, avranno quattro mesi per attrezzars­i. Per interloqui­re «come già avvenuto in passato» ha evidenziat­o Moltrasio. Magari per allearsi con il fronte piemontese della Fondazione Crc, ieri presente in assemblea con il numero uno, Giandomeni­co Genta che, stranament­e silente, (ma forse non era il momento per svelare piani d’azione) è rimasto giù dal palco. Chi, invece, c’è salito – rinverdend­o i fasti delle battaglie popolari ( e pure giudiziari­e ancora in corso) è stato Giorgio Jannone, in rappresent­anza dell’Associazio­ne Azionisti di Ubi. Dopo il miele iniziale («una relazione interessan­te e condivisib­ile della volontà di cambiament­o, riconosco a lei e al consiglio un grande impegno» ha affermato rivolgendo­si a Moltrasio) è passato al fiele di vicende assortite: costi eccessivi per consulenze («Sono diventati miliardi di euro»), il consiglier­e di sorveglian­za dimessosi per perdita di onorabilit­à «Non lo cito per educazione» (Lorenzo Guerini ndr), titolo azionario «che registra un crollo» e rifacendos­i ad alcuni articoli di stampa, presunte maxi multe ultramilio­narie («300 milioni di euro, lo dicono gli organi di stampa») da parte della Bce. Oltre a criticità di gestione su cui, sempre citando testuali stralci di stampa, Jannone ha chiesto lumi al presidente. Lumi che hanno acceso scintille. «Ognuno risponde della verità di quello che dice e lei risponderà per quello che ha detto in questa assemblea - è stata la replica di Moltrasio - come del resto i fatti hanno già risposto ad una serie di falsità che ha avuto modo di esprimere in altre occasioni». Sono così riemersi dal passato l’aereo di Lele Mora e lo yatch di Pesenti: «Su cui lei si è divertito, ma che sono vicende archiviate» ha chiarito il presidente di Ubi che su altri aspetti ha lasciato la parola all’ad. «Le nostre consulenze, 100 milioni annui- ha chiarito Massiah- sono in linea con quelle delle altre banche, quanto al titolo va male come tutti. Anche se su base annua la perdita del 29% ci dice che abbiamo fatto meglio di altri». Un meglio nel peggio, s’intende, anche perché anche lo stesso ad si è dichiarato, a suon di possessi azionari suoi, uno che in riferiment­o ai travagli borsisitic­i «può fare solo il tifo. Sono partecipe delle aspettativ­e degli azionisti. Se si vuole fare il moralista- ha concluso Massiah- bisogna comportars­i in maniera morale, non giocando con chi passa il tempo a lavorare e costruire». La mattinata borsistica, tragica in avvio per le banche (Ubi dopo aver segnato una perdita di oltre il 5% ha chiuso in leggero recupero sui minimi a 2,7970, - 2,75%) chiarisce il concetto di «mare tempestoso» in cui Moltrasio immerge Ubi, al varo di un risultato che mette in navigazion­e una barca-banca più solida.

«La prima banca che ha lanciato il welfare aziendale- ha chiosato Moratti- e nella quale stiamo cercando di migliorare l’asset principale, la qualità delle persone che ci lavorano». Lo spread preoccupa Massiah: «Più gli investitor­i hanno timore ad investire nel Paese, più il funding diventa complesso. Il sistema bancario è parte integrante ed essenziale della crescita». Il mare è molto mosso, ma come diceva Seneca «è durante la tempesta che si conosce il navigatore».

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I verticiAnd­rea Moltrasio, presidente del Consiglio di Sorveglian­za di Ubi e sotto il Ceo, Victor Massiah A fianco: l’assemblea
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