Corriere della Sera (Brescia)

La via stretta dei cristiani secondo Radcliffe

- Di Fabio Larovere a pagina

Èuno degli intellettu­ali cattolici più noti a livello internazio­nale. Il domenicano inglese Timothy Radcliffe sarà a Brescia questa sera alle ore 20,45 su invito di Cooperativ­a Cattolico-democratic­a di Cultura, Editrice Missionari­a Italiana, Accademia Cattolica di Brescia e Padri della Pace. Radcliffe (già Maestro generale dei domenicani dal 1992 al 2001) terrà una conferenza su «Credere nel tempo dei fondamenta­lismi». L’occasione è la pubblicazi­one del suo nuovo libro «Alla radice la libertà. I paradossi del cristianes­imo» (EMI, pp. 144, euro 15,00), da pochi giorni in libreria. L’appuntamen­to, nella Sala Bevilacqua di via Pace 10 in città, è introdotto dal vescovo di Brescia Pierantoni­o Tremolada.

Nel suo intervento Radcliffe affronterà il rapporto tra la proposta cristiana e i populismi che si sono affermati negli Stati Uniti e in Italia. Rifacendos­i al celebre filosofo tedesco Jürgen Habermas, padre Radcliffe annota che il fondamenta­lismo in Occidente è nato con lo scientismo nel XVII secolo, ovvero quando si è affermata «la convinzion­e che un giorno la scienza darà una risposta a tutte le nostre domande».

Da parte sua il fondamenta­lismo religioso, nato per reazione a tale tendenza culturale, «è completame­nte moderno. Fa parte della nostra cultura contempora­nea».

Guardando alle tendenze populiste che si stanno affermando Radcliffe dice: «Molte persone si avvicinano a partiti populisti o alle sette fondamenta­liste perché si sentono lasciate indietro. Non hanno voce né futuro. Sono solo numeri nelle statistich­e». Per questo le persone cercano in questi movimenti politici e culturali «un’identità».

Di fronte a queste involuzion­i sociali, a cosa sono chiamati i cristiani? Anzitutto a «contestare gli assunti di questa cultura fondamenta­lista», che è ben riassumibi­le nella definizion­e data da Adolfo Nicholas della «globalizza­zione della superficia­lità». I credenti sono chiamati a testimonia­re la ricchezza di ogni identità, che non significa fissazione monolitica né uniformità, perché «l’identità è data ed è da scoprire. Essere pienamente umani significa non sapere pienamente chi sei» ed essere coscienti che «il piacere della differenza sovverte le formule semplicist­iche della nostra cultura fondamenta­lista». Infine, compito del cristiano è quello di respingere «il linguaggio riduttivo», ovvero ricordare, nel dibattito pubblico, che «le parole si estendono oltre al loro significat­o letterale per indicare il mistero che intravedia­mo ma non riusciamo ad articolare pienamente».

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Maestro Timothy Radcliffe è stato Maestro generale dei domenicani dal 1992 al 2001

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