Rubò i soldi della scuola l’accordo arriva in aula
Di promessa, di mese in mese, ne era arrivata più di una. «Datemi quattro settimane e restituirò tutto il denaro», disse in aula nel marzo scorso. Ma niente. Stavolta, però, sembra quella buona per meritarsi la fiducia concessa dal giudice a questo padre di 49 anni, membro del comitato genitori dell’istituto scolastico Lana-Fermi in città, a processo con l’accusa di aver prelevato dalla cassa circa 38 mila euro. In veste di «tesoriere», quei soldi avrebbe dovuto usarli per acquistare materiale didattico e affini, invece, pensò bene di tenerseli. Per cosa non è mai precisamente emerso. A segnalare l’ammanco erano stati gli altri genitori, sorpresi di fronte alle ripetute richieste di pagamenti notificati da una serie di fornitori in attesa del saldo dopo aver fornito libri, quaderni, cancelleria.
Nell’udienza di ieri (l’ennesima) il nuovo difensore d’ufficio dell’imputato ha proposto un saldo a stralcio per chiudere la vicenda: 25 mila euro. E consegnato alla controparte — rappresentata dall’avvocato Gianluca Venturini, legale della scuola — quattro titoli da cinquemila euro ciascuno. Ne manca sostanzialmente uno. In pratica, si tratta di assegni postdatati da incassare il venti di ogni mese (novembre, dicembre e gennaio, per ora): il primo, in realtà, già in queste ore. A testimonianza della buona fede dell’imputato.
In tribunale ci si rivede il 17 dicembre prossimo: un udienza interlocutoria che — viste le premesse — il giudice ha scelto di fissare «proprio per verificare il buon fine dei primi pagamenti» spiega l’avvocato Venturini. Che mantiene la linea espressa sin dagli esordi del caso al suo approdo in tribunale: se tutto andrà come deve, finalmente, la querela sarà ritirata e tutti tireranno un sospiro di sollievo. Anche l’aggravante contestata (legata all’ingente danno patrimoniale) potrà cadere piuttosto facilmente. Del resto, l’interesse dell’istituto scolastico è sempre stato quello di riavere indietro il denaro sottratto, tanto che in un primo momento si attivò organizzando una serie di iniziative al fine di raccogliere fondi per coprire almeno in parte i debiti accumulati senza nemmeno averne idea.
A distanza di mesi, quindi, la soluzione della triste vicenda sembra avvicinarsi davvero. E non soltanto grazie alle parole dell’imputato, che in primavera, presentandosi in aula senza avvocato al fianco, promise di restituire tutto il maltolto. Ma per voce e atti depositati direttamente dal suo (nuovo) difensore, che ha proposto un accordo concreto, pur dilazionato nel tempo. Accettato. Purché vada a buon fine.