«Ci sentivamo già lombardi Ma la battaglia non finisce qui»
Il voto di domenica nel Verbano-Cusio-Ossola: ora maggiore autonomia
VARESE «Mi sentivo già lombardo. Domenica sera invece sono tornato piemontese». Ci scherza su, ma non troppo, Valter Zanetta, ex parlamentare di Forza Italia e ora attivista della Lega, per mesi l’uomo macchina del referendum sull’annessione del Vco alla Lombardia naufragato sullo scoglio del quorum: doveva superare il 50% dei votanti e invece e si è fermato al 33,22%. Troppo poco, anche se chi è andato a votare ci credeva: l’82,93% di quanti hanno messo la scheda nell’urna si è espresso per il sì.
Zanetta, 67 anni, lo si incontrava nel vivo della campagna elettorale in felpa bianca con stampato a caratteri cubitali il «Si» del comitato: volantini, aperitivi e dirette Facebook nelle piazze di molti dei 77 comuni dove si è votato. Voto che ha però bocciato questo progetto: «Ora per cinque anni non si potrà più indire un referendum sul tema», spiega. Ma il punto non sembra essere questo, dal momento che il «comitato del sì», nato per la raccolta firme, non si scioglie. «Continueremo la nostra battaglia, in cui hanno creduto 40 mila elettori che sono andati a votare per diventare lombardi, e lo faremo con due obiettivi. Primo: far ottenere al Verbano Cusio Ossola la “specificità montana” che permetterà di trattenere i canoni idrici dovuti dallo sfruttamento dei corsi d’acqua. Poi lotteremo per una nuova legge elettorale regionale capace di garantire una adeguata rappresentatività di questo territorio a Torino».
La campagna referendaria è stata molto rapida: l’8 agosto, quasi a sorpresa, il Consiglio dei ministri su proposta di Matteo Salvini fissò la data del voto per il 21 ottobre dopo che la Cassazione diede il via libera sulla legittimità delle oltre 5 mila firme raccolte.
Fu una corsa contro il tempo che ha premiato gli oppositori, come la maggioranza in consiglio regionale governata dal Partito Democratico. Il presidente della Regione Sergio Chiamparino ha parlato di «scelta saggia» riferendosi al risultato uscito dalle urne.
Tra quanti festeggiano c’è l’onorevole Enrico Borghi, del PD, che si gode il giorno della vittoria dalla sua Vogogna, paese dell’Ossola Inferiore di cui è anche sindaco.
Qui ai seggi è andato un elettore su tre. «Ho ricevuto i complimenti dalla segreteria nazionale del partito — racconta il deputato — . Mi ha chiamato Graziano Delrio, padre della legge che garantisce anche alla nostra provincia la possibilità di godere di ampia autonomia su diversi temi: un percorso attivato, alcune competenze stanno già passando in capo a Verbania. Il vero quesito per questo territorio è capire quale sarà il suo futuro. E credo che la risposta stia in una parola: relazione. Siamo terra di confine, non semplice periferia. E la Lombardia in tutto questo diventa parte di un sistema, basti pensare ad assi fondamentali quali i trasporti, o le università».
Una stoccata sul piano politico Borghi la riserva alle forze di governo: «La Lega ha giocato un ruolo di grande ambiguità con sindaci che hanno espressamente bocciato il referendum e il governatore lombardo Fontana che invece affermò di voler accogliere a braccia aperte il Vco. Per non parlare della posizione del Movimento Cinque Stelle: è stata degna di Ponzio Pilato».
Promotore Nel progetto di lasciare Torino per passare sotto Milano hanno creduto 40 mila elettori. È un dato importante anche se il quorum non è stato raggiunto