Lodi, il sindaco incassa l’appoggio del ministro «Legge rispettata»
Bussetti sul caso mense: verso una soluzione
LODI Sul caso mense il sindaco Sara Casanova ha guadagnato un alleato. Il ministro all’Istruzione e all’Università Marco Bussetti ieri mattina si è schierato dalla parte del sindaco di Lodi, da un mese nel mirino per il regolamento sull’accesso alle prestazioni sociali che ha precluso a duecento bambini stranieri l’accesso a mense, scuolabus e asili nido a tariffe agevolate. «Non ha fatto altro che applicare la legge — ha affermato il titolare di Miur —: penso che lei voglia andare in fondo ai bisogni delle persone, ma anche essere garante delle norme». Il contatto è arrivato nei giorni scorsi. La Casanova non rivela quando, ma c’è stata una telefonata fra i due con toni cordiali.
Nel fine settimana proprio il segretario Pd Maurizio Martina aveva sottolineato il «silenzio» del ministro su Lodi, affermando che «non poteva cavarsela» definendolo «un caso locale». «Qui — ha ribadito Martina ascoltando le storie di alcuni immigrati extra Ue con figli esclusi dalle mense a Lodi — non si è fatta solo una distinzione tra italiani e stranieri ma si è divisa un’intera comunità. Il ministro non può tacere». E Bussetti, che ha ribadito che quella di Lodi rimane «una questione locale», ha parlato: prima con la Casanova, della quale ha apprezzato le nuove linee guida al regolamento approvate una settimana fa («Sono un primo approccio rispetto alla risoluzione dei problemi»); poi in pubblico, a margine di un convegno a palazzo Pirelli («La vicenda mi sembra in via di risoluzione, a meno che non si vogliano strumentalizzare certe situazioni»).
La Casanova si è limitata a ringraziare Bussetti: «Il suo sostegno, insieme a quello di Salvini, conferma che l’amministrazione sta agendo bene, nel rispetto della legge». Risposta invece, quella del ministro, che non ha soddisfatto Lorenzo Guerini, ex sindaco dem di Lodi e presidente del Copasir: «Bussetti non può lavarsene le mani derubricando ciò che sta avvenendo a Lodi a questione locale. È vero che il regolamento è di competenza comunale, ma gli effetti della sua applicazione, senza fare processi alle intenzioni, introducono una conseguenza chiaramente discriminatoria nei confronti dei bambini che frequentano la scuola e ciò dovrebbe interessare il ministro all’Istruzione».
I presidi lodigiani invece non vogliono entrare nel merito delle parole del ministro. Se a livello politico il caso si sta un po’ sgonfiando, nelle scuole gli effetti sono ancora pesanti: ieri 2.200 bambini non hanno mangiato a mensa (tutte chiuse per uno sciopero delle cuoche), ma in classe. A metà mattinata sono arrivati i pacchi con il pranzo (al sacco) per gli studenti, italiani e stranieri. Panini, succhi di frutta, merendine. E visto che non c’erano addetti, a distribuirli è stato lo stesso personale scolastico. Dirigenti compresi. «Ho dato una mano — sorride il dirigente delle scuole dell’istituto comprensivo Lodi V Demetrio Caccamo —, perché come sempre alla fine è la scuola a farsi carico dei problemi. Non commento le dichiarazioni di Bussetti, né le nuove linee guida introdotte dalla giunta: sottolineo però che non ho ancora avuto una comunicazione di come debba agire con i bambini che portano il pasto da casa. Qualsiasi decisione prenda, agisco contra legem».
Almeno oggi i problemi dovrebbero attenuarsi. I bambini torneranno a mangiare in mensa. Italiani e, grazie ai 145 mila euro raccolti dal Coordinamento Uguali Doveri, i loro compagni stranieri.
Il preside
«Ancora nessuna comunicazione su cosa fare con chi porta il pasto da casa»