Quartieri, emorragia di candidati
La giunta valuta una proroga di due settimane per le liste. La Lega: «sconfitta politica»
In qualche quartiere non si è raggiunto il numero minimo di candidati necessari alla formazione della lista per il rinnovo dei consigli (si vota il 2 dicembre). La giunta vuole prorogare i termini, sperando in nuove candidature, che oggi sono solo la metà rispetto al 2014 (mentre è aumentato il numero dei consiglieri). La Lega attacca: «sconfitta politica per Del Bono, ora si accorpino i quartieri».
Chiamatela emorragia di partecipazione, disaffezione alla politica, senso di impotenza per un ruolo che non può avere (per legge) diritto di veto sulle scelte definitive della giunta, stanchezza dopo l’impegno profuso per le amministrative di giugno. Fatto sta che a Brescia non c’è affatto la corsa dei cittadini a candidarsi nei 33 consigli di quartiere, che il 2 dicembre verranno rinnovati tramite elezioni di tutti i cittadini maggiori di 16 anni (compresi gli stranieri residenti da almeno 5 anni).
Quattro anni fa, quando la giunta Del Bono inaugurò il nuovo strumento partecipativo che non ha uguali in Italia (pensato per sopperire alla cancellazione delle circoscrizioni nelle città sotto i 250mila abitanti), furono 523 i cittadini che si candidarono (le candidature valide furono 481). A ieri sono meno della metà. Mentre il numero dei candidati necessari a garantire il quorum in tutti i quartieri dovrebbe avvicinarsi a 350. Già, perché il numero dei consiglieri — dopo la recente modifica del regolamento — è salito da 229 a 255 ma ogni lista deve avere almeno un 30% in più di candidati rispetsono
"Cantoni Si possono prorogare i termini delle candidature l’alternativa è mettere mano al regolamento per togliere il quorum o pensare ad accorpamenti tra quartieri
to al numero dei consiglieri che saranno eletti (che sono 11 co per i quartieri con popolazione superiore a 12.000 abitanti, 9 per quelli oltre i 7mila e 7 per gli altri). Qualche esempio: a San Polo Case la lista (che è per tutti unica, senza simboli politici) dovrebbe avere almeno dieci nomi. Ma si è fermata a 9. Idem per Brescia Antica. «A Lamarmora mi risulta che ci siano 3 candidati mentre dovrebbero essere 12 — fa sapere Gianpaolo Natali, consigliere comunale della Lega —. Mancano candidati anche nel centro storico sud e nord». Certo, nei sette quartieri della zona sud le candidature verranno presentate nei consigli di stasera ed è ancora aperta una speranza. Ma negli altri 26 quartieri i giochi fatti.
Il dato politico diventa ancora più rilevante se si tiene conto che quest’anno, a differenza del 2014, il centrodestra ha deciso di mettersi in gioco: ad oggi sono 31 i simpatizzanti della Lega che si candideranno, 35 quelli vicini a Forza Italia, diversi anche quelli affini ai 5 Stelle (addirittura 6 a Urago Mella, quartiere del consigliere Guido Ghidini, candidato sindaco). Il gap partecipativo è quindi da individuare nella fetta di civici o di persone affini al centrosinistra.
Che fare quindi? La soluzione più immediata è quella di prorogare di altre due settimane i tempi utili per le candidature. Decisione che con tutta probabilità verrà presa
"Natali Al quartiere Lamarmora mi risulta che ci siano 3 candidati mentre dovrebbero essere 12. Mancano candidati anche nel Centro storico Sud e Nord "Tacconi Questo è il fallimento politico dei quartieri così come pensati. Non resta che fare accorpamenti. Che senso hanno quattro quartieri a San Polo?
stamane dalla Giunta. Possibile quindi che si riesca a convincere altri cittadini a candidarsi, anche se la partecipazione dovrebbe essere mossa da uno spontaneo senso civico. «Persone che si sono candidate nelle amministrative di giugno e che magari hanno preso pochi voti ora non se la sentono di ripresentarsi» commenta l’assessore alla Partecipazione Alessandro Cantoni, che ha ereditato la gravosa delega da Marco Fenaroli. L’assessore però sta pensando ad altre soluzioni, che concerterà con sindaco e giunta: «Troveremo sicuramente il modo di premiare quei cittadini che hanno deciso di mettersi in gioco». Possibile che si metta mano al regolamento per far diventare automaticamente consiglieri solamente quelli che si sono candidati. E se in futuro qualcuno dovesse dimettersi, non essendoci «riserve» tra i non eletti, potrebbe essere la Loggia a scegliere un nuovo partecipante. L’altra opzione potrebbe essere l’accorpamento tra più quartieri, come ad esempio a San Polo. Una strada questa che vedrebbe la vittoria politica della Lega, che da tempo chiede la riduzione del numero di quartieri: «Cantoni non ha colpe, ha ereditato un giocattolino rotto — commenta il capogruppo della Lega in Loggia — Massimo Tacconi. Già la situazione attuale fotografa però il fallimento politico dello strumento pensato da Del Bono. Molti consiglieri di quartiere non avendo sufficiente peso decisionale, preferiscono non ricandidarsi. Se non ci fossero nemmeno i circa settanta candidati di Lega e Forza Italia, la situazione sarebbe davvero drammatica».