Case: prezzi fermi ma le compravendite salgono del 5%
Il 2018 anno record per i mutui immobiliari Il «nuovo» preferito all’«usato», salgono gli affitti
I prezzi sono stabili ed è un buon momento per comprare casa a Brescia. Lo dicono gli ultimi dati del mercato immobiliare di città e provincia che sottolineano come il volume delle compravendite sia aumentato del 5 per cento con una predilezione per immobili nuovi rispetto a quelli usati. Salgono gli affitti.
Prezzi e compravendite sono collegati. I primi sono scesi per anni e ora, o meglio dal 2016, si sono stabilizzati. Vendite e acquisiti sono tornati di conseguenza a crescere: il trend è confermato dal primo semestre di quest’anno, che regista un aumento delle compravendite sia in città (+5%) sia in provincia (+6%). Lo dicono i numeri. O meglio, l’ufficio studi di Tecnocasa. Che ha una presenza capillare sul territorio bresciano. Ed è quindi in grado di fotografare i mutamenti in corso. Nonostante l’ingente offerta di abitazioni che hanno dieci, venti o cinquant’anni di età, gli edifici nuovi sono quelli che più incontrano l’interesse degli acquirenti. È vero che costano di più, ma evitano di dover mettere mano al portafogli per impiantistica, isolanti termici o infissi. Non solo, ma il “nuovo” è anche quello su cui la banca «è più disponibile a concedere un mutuo», spiega Lorenzo Biemmi di Tecnocasa. Inoltre, come fa notare Marco Lucchetta (Kìron Partner), il 2018 è anche l’anno che ha fatto registrare «uno stock di prestiti per l’acquisto di abitazioni alle famiglie mai registrato prima». Significa che forse «siamo più indebitati di una volta», ma allo stesso tempo la crescita dei mutui può essere letta come «una maggiore fiducia nel futuro». Ne è convinto Lucchetta, da anni osservatore del mondo dei prestiti alle famiglie. A nuclei che, cinque anni fa, pagavano in media 780 euro al mese e adesso versano 600 euro. Assegni minori, che abbattono anche il rating sul reddito mensile utile per accedere ai finanziamenti: si è passati dai 2.600 euro del 2013 ai 1.999 di quest’anno. «Prima servivano due redditi, ora ne basta uno full time e un altro part time». Il mercato insomma sta cambiando. I prezzi di Brescia città sono lontani dalla vivacità di due capoluoghi di regione come Bologna (+11,4%) o Milano (+7,5%), che negli ultimi due anni hanno continuato a crescere. Certo, la loro centralità li aiuta. Ma il capoluogo meneghino «di solito segna il passo per il futuro», sostiene Claudio Dancelli. Vuol dire che nei prossimi anni anche Brescia e gli altri capoluoghi potrebbero seguire una dinamica con la freccia che torna all’insù. Nella città della Leonessa i prezzi negli ultimi anni sono diminuiti, ma questo ha determinato un maggiore interesse degli acquirenti. Ora si assiste quindi a “un pareggio” delle quotazioni degli immobili. Perché, se è vero che la crisi ha rosicato fino al 28% del valore delle case di Brescia dal 2008 a oggi, non si può negare che quell’innalzamento dei prezzi – nel periodo precedente al crollo di Lehman Brothers – sia stato frutto anche di una speculazione finanziaria che aveva «scommesso» tutto sulla cresi scita infinita del mercato immobiliare. E sul suo allargamento senza regole, con i mutui sub-prime concessi a chiunque, negli Usa, pur di «alimentare» il mercato finanziario. Ad oggi, a Brescia, osserva un assestamento delle quotazioni. A crescere sono invece i prezzi degli affitti, dato che i proprietari vogliono rientrare dagli investimenti fatti per ristrutturare le vecchie case. E se le locazioni dei capannoni tornano a crescere, scendono invece quelle degli uffici sparsi per la provincia. Affitti o mutui poco importa, chi è interessato a comprare una casa predilige il trilocale.
Nel mondo delle compravendite quasi la metà delle famiglie non si indebita per più di 119 mila euro: è questa la soglia massima di spesa per il 44% di chi decide di vivere nel capoluogo. Tre mutui su quattro sono sottoscritti da italiani, ma la novità è che sono “tornati” sul mercato anche gli stranieri, grazie ai fondi di garanzia e ai mutui al 100%.