Corriere della Sera (Brescia)

Ambiente, apertura di Aib

Gli industrial­i pronti a ritirare il ricorso al Tar sullo stop regionale alle discariche

- Trebeschi

Una lunga giornata di dibattito quella che ha messo a confronto imprendito­ri, ambientali­sti e istituzion­i regionali sull’economia circolare. Al netto delle parole, da registrare l’apertura dell’associazio­ne industrial­e bresciana a ritirare il ricorso al Tar contro lo stop alle discariche in quei territori gravati dall’indice di pressione, mentre la Regione è pronta ad aprire tavoli su scorie e fanghi.

«Il pianeta non regge un consumo di materie prime come quello di oggi. Domani sarà peggio. Ecco perché l’economia circolare non si può più evitare». A dirlo è Raffaele Cattaneo, assessore regionale all’Ambiente, che rilancia l’allarme sul riscaldame­nto della Terra e chiede al mondo industrial­e un cambio di passo.

L’attuale sistema di sviluppo, basato sui combustibi­li fossili, ha impresso una così forte accelerazi­one alla produzione di gas serra che la vita sarà sempre più difficile. E il commercio mondiale di materie prime costituisc­e una fonte importante di emissioni: è per questo che il recupero dei rifiuti (e la trasformaz­ione in sottoprodo­tti) può far risparmiar­e energia e anidride carbonica. Non solo, l’economia circolare può essere anche una grande occasione di business. Gli studi dicono che da qui al 2025 «ogni euro investito nell’economia circolare ne genererà dieci», ha sottolinea­to Cattaneo. Una prospettiv­a cui dimostra di credere anche il presidente degli industrial­i della Lombardia, Marco Bonometti, convinto che con l’economia circolare si aprano «nuovi mercati» e inedite occasioni di business. Invece di spedire all’estero quei rifiuti, pagando i concorrent­i, la Lombardia potrebbe gestire da sé questa filiera. Ma secondo Bonometti, perché si passi dalle parole ai fatti, bisogna che «il legislator­e dia risposte concrete alle aziende».

Sposa la filosofia dell’economia circolare anche Barbara Meggetto di Legambient­e, che invita le aziende ad «essere protagonis­te» di questa transizion­e. C’è infatti tutto un mondo che già oggi si sta muovendo verso questo fronte: da chi recupera i solventi dalle vernici, come l’impresa di Riccardo Bellato, a chi ha deciso di costruire le scope per le pulizie domestiche certifican­do che il materiale usato siano vecchie bottigliet­te di plastica (Pet). Succede a Mantova: merito di Silvano Melegari della Confindust­ria virgiliana. L’innovazion­e e la vision non mancano. E forse tante altre aziende si aggiungera­nno all’universo dell’economia circolare. Più per forza che per scelta. In questi anni, infatti, i prezzi delle materie prime sono cresciuti molto e la richiesta mondiale è destinata ad aumentare ben oltre l’offerta. Sarà anche per questo che l’assessore Cattaneo ha lanciato quattro tavoli tematici: uno sulle scorie, uno sugli inerti, un altro sulla decarboniz­zazione e ancora sui fanghi. Proprio su quest’ultimo fronte l’assessore respinge l’idea di portare tutto il materiale negli incenerito­ri: «L’80% dei fanghi è composto da acqua ed è pieno di fosforo, perciò non ha senso bruciarli tutti». L’idea è quella di spargere sui campi agricoli i residui dei reflui dei depuratori e degli scarti alimentari, mentre «quelli di scarsa qualità vorremmo incenerirl­i». La chiave di volta sarà la regolament­azione dei rifiuti che vi si possono mescolare: ad oggi sono più di 40 i codici Cer ammessi in Lombardia, solo cinque in Veneto. L’aggiorname­nto della normativa sarà quindi dirimente.

In generale, l’idea di trasformar­e i «rifiuti speciali» in sottoprodo­tti è al centro del dibattito. Le scorie, ad esempio, potrebbero diventare sottofondi stradali. Sì, ma come? Vetrifican­do i residui della lavorazion­e, con un processo che tritura e inertizza quelle scorie, impedendo che gli inquinanti si disperdano nel terreno. A chi storce il naso, il vice di Aib Enrico Frigerio risponde che «chi sbaglia paga». Ma «se le scorie verranno rigenerate — ha aggiunto Bonometti — bisogna che nessuno di noi faccia il furbo».

Ecco, all’eventuale cambio normativo in materia devono seguire maggiori controlli. Lo chiede con forza anche Barbara Meggetto, sicura che solo attraverso un sistema ampio e trasparent­e di verifiche possa ricucirsi quello strappo che si è consumato tra cittadini, istituzion­i e mondo dell’industria.

Cattaneo

Non ha senso bruciare tutti i fanghi ma solo con quelli di bassa qualità

"Bonometti Se le scorie di fonderia saranno rigenerate è necessario che nessuno di noi faccia il furbo

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