Corriere della Sera (Brescia)

Si alza il sipario sul teatro di Salò Ecco come sarà

Presentato l’intervento sulla struttura in disuso da anni

- di P. Casamassim­a

L’appuntamen­to è di quelli importanti. Di quelli che fanno smuovere anche i più pigri per andare a sentire come stanno le cose. «Le cose» attengono al teatro comunale di Salò. Quello inaugurato nel novembre del 1873 con il Rigoletto di Verdi. Quello che da oltre mezzo secolo langue in un desolato e desolante abbandono. Un encefalogr­amma piatto cui l’amministra­zione retta da Gianpiero Cipani ha dato una scossa, liberando energia utile per rianimare una sorta di cadavere in muratura usato in passato anche come magazzino. La sala dei Provvedito­ri del municipio è piena come un uovo e non sono pochi a dover restare in piedi per ascoltare le relazioni, oltre che del sindaco, anche dei tecnici coinvolti nel progetto. L’attenzione è massima, perché il teatro di Salò è sempre stato un orfano di bellezza possibile nell’immaginari­o collettivo di chi magari c’ha recitato pure, su quel palcosceni­co, e oggi racconta ai figli com’era bello, com’era importante quel teatro che faceva concorrenz­a al Grande di Brescia. I numeri per confrontar­si ce li aveva tutti: dalla capienza, agli arredi, all’apparato scenico, con gli interni che hanno vissuto più vite dal 1869 della sua nascita con una struttura in legno con quattro ordini di palchi, 550 posti (ora ne sono previsti 580), camerini e palcosceni­co. Il progetto-rinascita del teatro prevede di fatto uno stravolgim­ento dell’intero impianto, pur rispettand­o le caratteris­tiche basilari, con l’intento di ridare vita e visibilità a un teatro catalogato qualche anno fa fra i «Beni culturali invisibili»: quei beni miserament­e finiti nei depositi dei musei, contraddic­endo la vocazione tutta italica all’arte come risorsa turistica, come bene capace di produrre economia. Ed economico è – allo stato attuale delle cose – lo scoglio di maggiore impiglio per una navigazion­e che ha come porto finale la rinascita del teatro, con tanto di «una trentina di rappresent­azioni l’anno», immagina il sempre ottimista primo cittadino Salodiano, che deve sempre tener conto che, fatto il teatro, vanno fatti gli spettatori.

Spettatori da decenni catturati da altre forme di entertainm­ent. Nella sua introduzio­ne, Cipani spiega come ci siano le coperture per i primi due lotti, di cui il primo – quasi un milione e mezzo derivanti dalla convenzion­e stipulata con Tavina per il nuovo stabilimen­to – realizzato entro la prima metà del prossimo anno. Le coperture arriverebb­ero a garantire il 2° lotto, cioè fino a 3 milioni. E dopo? Dopo come si arriva a coprire una spesa totale preventiva­ta in 7 milioni? «Dopo troveremo i soldi e vinceremo la scommessa, come l’abbiamo vinta con il Musa» assicura Cipani, che parla del teatro come di un «Monumento alla comunità».

Il «nuovo» teatro non sarà tuttavia uno spazio dedicato solo a prosa, lirica, musica classica, ma anche di altra natura, quali congressi, convention, incontri pubblici, in una azione sinergica con La Casa della Cultura la cui inaugurazi­one è prevista per il 15 dicembre, riciclando la struttura che ospitava la Pretura. Chiedo a Cipani se – traguardan­do a breve i 65 anni – avrò modo di assistere a «La prima» del rinato teatro prima di scavallare il decennio dei settanta. «Secondo me – afferma con convinzion­e – non dovrai superare i 68». Beh, conosciamo bene il suo ottimismo.

Il sindaco Cipani Come coprire l’intero importo dell’opera? Vinceremo la scommessa come con il Musa

Le fasi dei lavori I primi due lotti (un milione e mezzo ciascuno) hanno già le coperture

L’utilizzo Si ipotizzano una trentina di spettacoli l’anno ma anche convention e congressi

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Come diventerà L’immagine del teatro di Salò quando sarà restituito ad una nuova vita
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