Corriere della Sera (Brescia)

Tesi1, il gusto della sperimenta­zione

Barone Pizzini tiene a battesimo le bollicine ottenute dall’antico vitigno Erbamat

- Di Maurizio Bertera

Si chiama Tesi1 ed è la nuova sfida della Franciacor­ta: il debutto dell’Erbamat nella magica composizio­ne di uvaggi. Tesi1 è «figlio» di una ricerca iniziata da Silvano Brescianin­i, patron di Barone Pizzini: non è un Franciacor­ta DOCG perché è appunto una «tesi», e va considerat­o come il punto di partenza per introdurre l’Erbamat nei prossimi anni. Già si pensa a lanciare sul mercato 4 mila bottiglie.

Il nome è Tesi Uno. Senza il numero sarebbe perfetto per qualsiasi nuovo vino ma l’Uno ha un grande significat­o e segna il primo passo su una strada storica per la Franciacor­ta: il debutto dell’Erbamat nella magica composizio­ne di uvaggi che l’ha portato al successo.

Tesi 1 è «figlio» di una ricerca iniziata da Silvano Brescianin­i, patron di Barone Pizzini — cantina che 20 anni fa ha introdotto il bio in Franciacor­ta — nonché vice-presidente del Consorzio di Tutela: da sempre è considerat­o un pioniere o quantomeno un avanguardi­sta. E quindi non è certo una sorpresa che il primo Extra Brut Metodo Tradiziona­le con l’Erbamat arrivi dalla maison di Provaglio d’Iseo. Non è un Franciacor­ta DOCG perché è appunto una «tesi», basata su tanto studio, l’impiantame­nto di 8mila metri quadrati di vigne - a Prada di Corte Franca – dieci anni fa e la vendemmia nel 2012. «Va considerat­o come il punto di partenza per introdurre nel modo migliore l’Erbamat nei prossimi anni – spiega Brescianin­i – tanto è vero che stiamo lavorando su Tesi Due e Tesi Tre con percentual­i diverse di questo vitigno. A mio avviso, ci vorranno tre anni per trovare la quadra e introdurlo stabilment­e seguendo il nuovo disciplina­re».

Piccolo passo indietro: Erbamat è il nome di un vitigno autoctono, antichissi­mo visto che è citato in testi del XVI secolo e riscoperto grazie a un progetto del Centro Vitivinico­lo negli anni ’90. Però era rimasto praticamen­te inutilizza­to sino a quando, nel 2017, si è deciso di consentire la sua presenza nel mix di uve che dà origine al Franciacor­ta DOCG: Chardonnay e/o Pinot Nero, Pinot Bianco sino a un massimo del 50 per cento. L’Erbamat, con una percentual­e non superiore al 10 per cento, puà andare anche nella produzione di Rosè mentre non è possibile usarlo per il Satèn. Sembra un giochino ma le caratteris­tiche dell’uva — a buccia sottile e grappolo grosso — regalano forte acidità e basso contenuto zuccherino, farebbe mutare il gusto del Franciacor­ta DOCG. Inoltre per il fatto che l’Erbamat può essere vendemmiat­o nella prima settimana di ottobre, quindi ben più avanti rispetto alle altre uve, diventereb­be una sorta di «riserva» laddove nei mesi precedenti ci fossero seri problemi di raccolta, aspetto che va sempre più considerat­o. Nel 2017, lo ricordiamo, la Franciacor­ta ha perso praticamen­te metà della produzione con effetti ancora da valutare nelle prossime due stagioni. Detto che Barone Pizzini non è sola a fare seri esperiment­i – anche Cà del Bosco e Berlucchi sono impegnate, tanto per citare due colossi – va detto che ci sono anche voci perplesse o contrarie alla novità. «Non mi stupisco, né me la prendo – dice Brescianin­i – è stato così anche quando sostenevo il bio e ora lo praticano quasi tutti. È una sfida interessan­te che non va accettata per forza, tanto è vero che nel Disciplina­re si dà la possibilit­à e non si obbliga a servirsene. A me piace sempre provare e trovare nuove soluzioni: Tesi Uno non a caso arriva al 60% di Erbamat, sono 4mila le bottiglie che metteremo sul mercato tra poche settimane».

Lo abbiamo assaggiato in anteprima, insieme a Valentina Bertini, head sommelier di Terrazza Gallia a Milano e recentemen­te premiata come Miglior Sommelier dell’Anno per la Guida ai Ristoranti de l’Espresso. «Il profumo ricorda quello dei migliori Champagne, c’è una bellissima acidità e le note agrumate lo rendono un vino piacevole – spiega la Bertini – è evidente che si tratti di una “provocazio­ne” in vista di un preciso utilizzo nelle prossime annate. Ma è un vitigno molto interessan­te, da mettere a punto ma sorprenden­te». Una Tesi già convincent­e, a quanto pare.

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La bottiglia Brescianin­i con il Tesi1
 ??  ?? In vigna Silvano Bresciani di Barone Pizzini in posa con una bottiglia di Tesi 1 «figlio» di una ricerca per reintrodur­re un vitigno tipico della zona. Silvano Brescianin­i 20 anni fa introdusse per primo il bio in Franciacor­ta
In vigna Silvano Bresciani di Barone Pizzini in posa con una bottiglia di Tesi 1 «figlio» di una ricerca per reintrodur­re un vitigno tipico della zona. Silvano Brescianin­i 20 anni fa introdusse per primo il bio in Franciacor­ta

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