Errori medici: ci si accorda in un caso su 4
Molte le transazioni, al Civile pagati 11 milioni
Le cifre sono importanti e in molte occasioni si preferisce chiudere prima senza affrontare le incognite di un processo penale o le lungaggini di una richiesta di risarcimento sul piano civile. Così in caso di errori medici lesioni e malasanità all’ospedale Civile di Brescia si preferisce arrivare ad un accordo extragiudiziale in un caso su 4. In tema di risarcimenti il Civile lo scorso anno ha pagato 11 milioni di euro per una serie di pendenze maturate negli anni.
Errori in corsia, lesioni e malasanità. A medici e infermieri i pazienti non contestano quasi mai la violazione di un reato, come la negligenza o il falso: ciò che avanzano è quasi sempre ( e soltanto) una richiesta di risarcimento. Che in un caso un quattro si risolve in un accordo economico diretto con l’azienda ospedaliera. Senza passare attraverso un giudice.
Succede però, come l’anno scorso, che il 25% delle domande di risarcimento non abbiano avuto seguito. Infatti l’ospedale Civile, dopo averle vagliate con legali e medici, ha ritenuto che 21 delle 90 domande ricevute l’anno scorso non avessero fondamento. Quarantotto invece i casi ancora «aperti». Le denunce penali sono minoritarie (2-3%), mentre i procedimenti civili istruiti davanti a un giudice risultano 13. Ma per gestire l’intera partita dei risarcimenti il Civile si appoggia su un’assicurazione: basti pensare che solo l’anno scorso sono arrivati a liquidazione indennizzi per 11 milioni di euro, frutto di 41 procedimenti istruiti dal 2002 in poi. Nella stragrande maggioranza dei casi la famiglia, che a torto o ragione ritiene di aver subito un danno, si limita ad avanzare una richiesta di indennizzo.
Ma come mai le denunce penali sono così poche rispetto alle domande di risarcimento? «In ambito civile – spiega il responsabile degli Affari legali dell’ospedale di Brescia, Fausto Maggi – è la struttura sanitaria che deve dimostrare di aver fatto tutto ciò è possibile» per evitare che un evento avverso potesse accadere. «Ma a volte non si può evitarlo». E nonostante ciò, l’ospedale è chiamato a risponderne. Una situazione che lo espone a un maggiore rischio di risarcimento. Sul fronte penale, invece, «l’onere della prova si inverte». E questo significa che chi accusa altri di un reato «deve dimostrare il nesso di causa tra l’evento di danno e una condotta che deve essere certamente inadeguata, oltre ogni ragionevole dubbio» precisa il direttore sanitario Frida Fagandini. I criteri del penale sono meno favorevoli alle famiglie. Anche per questo «fatte cento le domande di risarcimento, il numero di azioni penali è decisamente minoritario. Non più del 3%» conferma il direttore sanitario. Ma tutte le volte che un paziente presenta una richiesta di risarcimento in ospedale si attiva un percorso strutturato di valutazione della singola posizione. Con la consulenza medico-legale e l’uso di tabelle di riferimento per la quantificazione del danno. In generale si conta una serie di richieste di danno in cui l’ospedale di Brescia ha riconosciuto la propria responsabilità civile, provvedendo a risarcire il paziente. Se infatti dall’analisi del caso clinico emerge che «una condotta si è allontanata dal percorso delle linee guida e si è tradotta involontariamente in un evento di danno – spiega il direttore sanitario –, allora subentra una responsabilità etica nei confronti del paziente» che spinge a transare. Riconoscendo alla famiglia l’indennizzo. Cifra che potrebbe emergere anche nel corso di un processo che sarebbe quindi inutile affrontare. Ma, visto l’aumento delle denunce negli ultimi anni, non si può certo escludere che alcune famiglie denuncino i camici bianchi solo per poter poi ottenere un risarcimento. Quando infatti c’è un percorso penale e, in parallelo, un richiesta di risarcimento, non di rado succede che l’accordo sull’indennizzo «alleggerisca» de facto il procedimento in corso. Nel senso che magari poi la famiglia ritira la querela, non si oppone alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero o si tira indietro come parte civile.