Cuoghi, nei «Souvenir d’Italie» un viaggio poetico nella memoria
Ha trafugato l’iconografia dei comics, liberato tra le forme archetipe di Messina corvi neri come la china di cui ha imbevuto il suo foglio da disegno e costruito diorami barocchi.
Ora, il semi-dio pop Vanni Cuoghi ha esplorato le geografie della memoria, cercando di trattenere sulla carta le impressioni e la mappa mentale di una generazione, la sua, ancora romantica, e vissuta prima della rivoluzione digitale. Il suo viaggio ideale in un paesaggio ormai sbiadito lambisce i confini della galleria L’Incontro, dove l’artista ha sparso i suoi Souvenir d’Italie (la mostra, a cura di Ivan Quaroni, è allestita a Chiari fino al 19 novembre). Dalla sua pittura — contaminata con disegno, acquarello, tecniche scenografiche e paper cutting — scaturiscono teatri in miniatura disseminati di dettagli. Tracce interiori, memorie intime e ombre di un’Italia da cartolina ormai dissolta. Nella dicotomia bianco-nero e nei profili dei monumenti e delle piazze affiorano storie universali e personali. Le venticinque opere in galleria — dedicate a diverse città italiane, da Brescia a Firenze e Bologna e ispirate ai Peep Show vittoriani— si scrutano con una lente d’ingrandimento fissata su un immaginario boccascena in miniatura: ognuna è la meta ideale del viaggio poetico di Cuoghi in un Paese in bilico tra presente e passato.
Sullo sfondo, cartoline d’epoca su cui l’artista mette in scena storie ordinarie, a volte interrotte da un particolare imprevisto o un elemento surreale che sposta l’attenzione del pubblico verso una nuova interpretazione dell’immagine.